Biden ferma il petrolio di Mosca, la replica di Putin: chiudo i rubinetti alla Ue

Lo zar prepara una nuova lista nera per bloccare l’export delle materie prime e fermare il gasdotto Nord Stream 1 . Sullo stop alle forniture l’Europa è più prudente: Germania, Francia e Italia sanno che le ricadute sarebbero pesantissime

(Ansa)

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Joe Biden annuncia lo stop di tutte le importazioni di petrolio e gas dalla Russia per gli Usa. E anche la Gran Bretagna farà lo stesso entro la fine del 2022. Ma l’Europa non segue il partner Usa perché non può permetterselo e tenta la strada della progressiva autonomia energetica a medio termine. Il che non impedisce a Putin di reagire con annunci di ritorsioni: sarà compilata una lista nera di Paesi da "punire". Gli effetti dello scenario mondiale non si fanno attendere: a New York il petrolio vola, con le quotazioni del Wti che schizzano verso l’alto e il Brent oltre i 130 dollari al barile (+7%) per poi ripiegare dai massimi.

L’embargo americano

"Mettiamo al bando – spiega il Presidente Usa – ogni import di petrolio russo, con il supporto completo del Congresso. Non intendiamo finanziare questa guerra". Il blocco rincara la dose delle sanzioni al regno di Putin che già colpiscono la finanza, compresa la Banca centrale, le aziende di Mosca, gli oligarchi e l’export di tecnologia cara al Cremlino. Inoltre ieri l’agenzia di rating Fitch ha declassato il giudizio sulla Russia a “C”, livello che riflette l’opinione che un’insolvenza sovrana sia imminente. Tornando alle sanzioni gli americani, sottolinea Biden, andranno incontro a rincari delle bollette. Ma l’economia complessiva non è a rischio, dal momento che per gli Stati Uniti il greggio russo rappresenta un modesto 3% del totale delle importazioni di oro nero. Nel mirino di Washington c’è anche l’oro.

La gran bretagna

Stessa linea, ma gradualità nel tempo, del "divorzio energetico" per la Gran Bretagna, che "si distaccherà dalla dipendenza dal petrolio russo entro la fine dell’anno, rendendo più pesante il pacchetto di sanzioni", conferma il premier Boris Johnson. Una scelta non difficilissima dal momento che l’isola importa da Mosca un quantitativo residuale di queste materie prime rispetto al suo fabbisogno complessivo.

Causa ed effetto

La reazione di Putin è dura. Un decreto firmato dal presidente russo dà mandato al governo di stilare entro due settimane una lista di Paesi per i quali saranno vietati i movimenti di export e import "per salvaguardare la sicurezza della Russia". Il divieto riguarderà prodotti finiti e materie prime: insomma, il Cremlino minaccia di chiudere i rubinetti all’Europa. "Abbiamo tutto il diritto di imporre un embargo sul pompaggio di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1", ha anticipato il vicepremier russo Aleksandr Novak.

Incertezza europea

L’Europa non può permettersi di seguire Biden: arriva da Mosca quasi il 30% del suo greggio e il 40% del gas naturale. Capofila del fronte "non embargo" (al di là delle dichiarazioni ufficiali) sono Germania, Francia e Italia. Il vice cancelliere tedesco dei Verdi, Robert Habeck, ha anche rivolto un appello all’Opec, perché "aumenti l’uscita del petrolio" per calmierare i prezzi.

Il vertice di Versailles

L’attesa è per il vertice dei leader Ue di Versailles, che inizia domani: l’obiettivo è ridurre dei 23 la dipendenza dall’energia russa entro l’anno. Il Piano RepowerEu prevede la diversificazione delle forniture, con maggiori importazioni di Gnl e gasdotti da fonti non russe, l’aumento dei volumi di produzione e di import di biometano e idrogeno rinnovabile. Ma sul tema degli Eurobond per finanziare le spese energetiche (sul modello del Recovery per il Covid) i falchi europei hanno già detto no.