Come difendersi dalla crisi delle banche? Oro, titoli di Stato: ecco tutti i beni rifugio

In questi giorni di turbolenze finanziarie sono questi gli asset in controtendenza. Con una sorpresa: il Bitcoin che ha toccato anche i 28mila, il doppio rispetto ai minimi di inizio anno

Come in ogni momento di crisi, gli investitori, cercano dei "beni rifugio" dove concentrare il denaro perché considerati "più sicuri" anche se a volte meno remunerativi. Ma quali sono i beni rifugio verso i quali gli investitori e i risparmiatori hanno rivolto l'attenzione negli ultimi giorni con lo scatenarsi della crisi delle banche?

I beni rifugio
I beni rifugio

L'oro

È il bene rifugio per eccellenza. E i recenti dati lo confermano. Negli ultimi giorni, segnati da notevoli turbolenze finanziarie, tra il 9 e il 20 marzo il prezzo dell’oro è passato da 1.811 dollari a 2.009. Certo, il metallo prezioso non è stato l’unico porto sicuro durante la tempesta sui mercati, innescata dal fallimento di Silicon Valley Bank negli Stati Uniti ed estesasi in Europa con il tonfo e poi il salvataggio di Credit Suisse, comprata lunedì scorso da Ubs.

I titoli di Stato

Anche i titoli di Stato hanno mostrato il loro appeal. Cosa confermata dalla discesa dei rendimenti che si è registrata. I decennali statunitensi - che a inizio mese scambiano al 4,1% - sono scesi sotto la soglia del 3,5%. I tassi del Bund tedesco di pari durata sono crollati dal 2,8% al 2,1%.

Il dollaro

Oltre all’oro e alle obbligazioni sovrane, tra gli asset “rifugio” manca all’appello solo il dollaro. Durante le ultime turbolente sedute il biglietto verde è stato però venduto. Il dollar index è sceso da 106 a 103 punti.

Il Nasdaq

Ci sono poi beni rifugio che non mettono d’accodo tutti. Sorprendentemente, almeno per qualcuno, in questa fase di difficoltà del settore bancario - con gli investitori che scandagliano i bilanci in cerca di minusvalenze sui titoli in portafoglio generate dal rialzo di 450 punti base in meno di un anno operato dalla Fed e di 350 punti da parte della Bce - tra gli asset rifugio è spuntato il Nasdaq. Per quale motivo? Come spiega Lops su il Sole 24 Ore, molti operatori hanno parcheggiato la liquidità sui titoli tecnologici per due ragioni. Innanzitutto, sono i primi, in ambiente azionario, a muoversi verso l’alto quando il mercato fiuta l’arrivo di una recessione. E poi perché sono molto sensibili ai tassi di interesse, dal momento che le valutazioni sono particolarmente esposte al calcolo del “discoutend cash flow”, formula che beneficia delle fasi in cui i tassi di interesse vengono proiettati verso il basso.

E in questo momento, il mercato si aspetta che a partire da luglio la Fed inizierà a tagliare il costo del denaro, così il Nasdaq è diventato attraente per i capitali: da inizio anno ha guadagnato il 14,5%, confermandosi come migliore paniere azionario occidentale del 2023. Nelle ultime sedute, mentre il Russell 2000 - che ingloba molte banche regionali in difficoltà - cedeva il 10% il Nasdaq saliva del 6%.

Rotazione di portafoglio

Un chiaro segnale di quella che in gergo si chiama “rotazione di portafoglio”: i gestori uscivano dal Russell 2000 per entrare nel porto sicuro del Nasdaq. Insomma, oro, bond e Nadsaq, le vere coperture in questo periodo così complicato. Tutte classi di investimento che trovano terreno fertile in un contesto di disinflazione e che fiutano in anticipo un rallentamento economico.

Il Bitcoin

Tuttavia, non si può non menzionare, tra i beni rifugio di questo 2023, il Bitcoin, che ha superato a tratti i 28mila dollari andando vicino a raddoppiare i minimi di periodo in area 16mila di inizio anno. La criptovaluta è stata chiaramente acquistata nelle sedute più turbolente, mentre le banche crollavano. Il motivo? Quattro variabili: il Bitcoin ha beneficiato della debolezza del dollaro con cui ha la correlazione inversa; a ciò si è aggiunta la discesa dei tassi reali con cui, al pari dell’oro, ha una correlazione inversa. Il terzo fattore che potrebbe aver contribuito a sostenere il prezzo di Bitcoin è il flusso di capitali di molte start up statunitensi scottate dal fallimento di Silicon Valley Bank. Il quarto fattore, è stato l’aumento della liquidità da parte della Federal Reserve come condotto salva-banche. Da marzo 2020 Bitcoin ha una correlazione di 0,75 con la M2 (un aggregato monetario) statunitense (il massimo è 1). Quindi quando aumenta la massa monetaria tende a salire. Insomma, per due settimane anche il Bitcoin è entrato nel novero dei “beni rifugio”. Resta da vedere se continuerà a esserlo. Per molti, infatti, rimane un asset speculativo, l’esatto contrario dei bond e dell’oro.

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