Barilla, pasta con grano italiano al 100% "Qualità e valore per tutta la filiera agricola"

Il vicepresidente Paolo Barilla: un risultato straordinario frutto di anni di ricerca

Paolo Barilla (foto Ansa)

Paolo Barilla (foto Ansa)

Barilla è uno dei simboli del made in Italy. Per storia, qualità e racconti che sanno di casa e famiglia. E numeri – è la pasta più venduta al mondo – che consentirebbero di vivere di rendita, ma si traducono al contrario nella voglia di innovare. E di puntare su comunità e sostenibilità, al punto da decidere di utilizzare interamente grani duri italiani selezionati. "Questo progetto, di cui il prodotto finale è solo il risultato più evidente, rappresenta il nostro impegno a investire sull’agricoltura italiana, con l’obiettivo di avere sempre più grano duro nazionale di alta qualità – spiega Paolo Barilla, vicepresidente del gruppo – Arriviamo oggi ad un risultato straordinario, derivato da molti anni di ricerca sulla materia prima e di lavoro sull’intera filiera, frutto degli accordi realizzati con oltre 8mila agricoltori italiani e del Protocollo d’intesa siglato a fine dello scorso anno con il Ministero dell’Agricoltura". Alla base di tutto, la stretta collaborazione con mugnai, cooperative e consorzi, agricoltori e istituzioni che hanno scelto di far convergere i propri patrimoni di conoscenze, strumenti ed esperienze per valorizzare la filiera agricola italiana e dare vita a una produzione di altissima qualità.

Il prodotto integra quattro esclusive varietà di grani duri – Svevo, Puro e Aureo, coltivati soprattutto nel Centro Sud, e Pigreco, nel Nord Italia – coltivate in tredici regioni italiane: Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria, Lombardia, Molise, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Piemonte e Campania.

Sono varietà di grano duro caratterizzate da un alto contenuto di proteine (grado proteico con picchi di oltre il 14% nel grano e oltre il 13% nelle semole), un’elevata qualità del glutine, un colore giallo dorato e un basso contenuto di ceneri. Barilla ha ripensato quindi tutte le fasi della produzione e adottato processi e tecnologie fondate sul saper fare del mugnaio e del pastai in termini di macinazione, impastamento, scelta della trafila, dell’essicazione e selezione della geometria del prodotto finale. "Si è ottenuto così un prodotto che si distingue per un’esperienza sensoriale superiore già al primo assaggio: una pasta nuova, ancora più corposa e con un sapore autentico di grano". Protagonisti del cambiamento sono i 10 formati principali del brand, coinvolti in un’evoluzione di prodotto che va nella direzione di una pasta più tenace, perfetta per la cottura al dente: SpaghettiSpaghetti N.5, Spaghetti Grossi N.7 e Spaghettoni N.8, che aumentano il proprio diametro; Penne N. 73, Mezze Penne N.70, Tortiglioni N.83, Mezze Maniche N.84, Rigatori N.89 e Linguine N.13, che aumentano di spessore; infine i Fusilli N.98, ridisegnati nella forma.

Quest’anno Barilla incrementerà, quindi, notevolmente l’acquisto di grano duro italiano, coinvolgendo in accordi di coltivazione oltre 8.000 agricoltori aderenti a più di cento consorzi, cooperative e stoccatori. La nuova pasta Barilla verrà prodotta in tre distinti stabilimenti: Marcianise (Caserta), Foggia e Pedrignano (Parma), il più grande pastificio al mondo. Una catena del valore a supporto del Paese avviata negli anni Novanta e improntata, da un lato, al miglioramento del sistema agronomico nazionale, dall’altro volta a ottenere e produrre un grano italiano di ottima qualità. "Grazie a ricerca, investimenti, contratti di filiera – spiega la società – e in seguito alla sottoscrizione di un Protocollo d’intesa siglato a fine 2019 con il Ministero dell’Agricoltura per un ulteriore aumento degli acquisti di grano italiano, Barilla arriva oggi a uno straordinario risultato di prodotto, derivato di un processo ad alto valore aggiunto: sostegno delle aree d’Italia a minor sviluppo economico, attenzione al territorio e redistribuzione delle risorse alle comunità locali, riduzione dell’impatto ambientale attraverso pratiche agricole sempre più sostenibili".

Rinnovate anche le confezioni, che mantengono l’iconico logo rosso ma sostituiscono il classico blu Barilla tingendo i box di un azzurro brillante che richiama il cielo italiano, la mediterraneità, l’attenzione verso l’ambiente. Non è un colore del tutto nuovo per l’azienda: in passato il blu chiaro era già stato utilizzato nella comunicazione e sui pack Barilla da Erberto Carboni, tra il 1954-1970. Le confezioni rispecchiano inoltre l’attenzione e la responsabilità verso l’ambiente dell’intero progetto. Il pack è in cartoncino in fibra vergine proveniente da foreste gestite in modo responsabile secondo standard certificati e sono interamente riclabili all’interno della filiera della carta senza che il consumatore debba separare la finestra in plastica.

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