Roma, 22 febbraio 2024 – Sempre meno sportelli bancari in Italia. Nel 2023, infatti, sono state chiuse 823 filiali e la conseguenza è che 3.300 Comuni sono rimasti senza uno sportello bancario (il 41,5% dei comuni italiani), e 4,37 milioni di persone non possono accedere ai servizi bancari là dove risiedono (nel corso del 2023 oltre 362mila in più).

Aumenta inoltre anche il numero delle imprese che hanno sede in Comuni privi di sportello bancario: sono 255mila, 22mila in più rispetto ad un anno fa. Le regioni in cui la desertificazione è maggiore sono Marche, Abruzzo e Lombardia.
I dati emergono dall’Osservatorio First Cisl presentato nei giorni scorsi. Ma se è vero che gli portelli bancari diminuiscono, non tutte le banche chiudono: ve ne sono di medie, come il Gruppo de La Cassa di Ravenna che mantiene e amplia la rete così come fanno le banche di credito cooperativo. Infatti, se dieci anni fa una filiale bancaria su dieci era della galassia Bcc, oggi siamo a una su cinque. Questo significa che, in fatto di presidio del territorio, le Banche di Credito Cooperativo, le Casse Rurali e le Casse Raiffeisen anno dopo anno si sono mosse in controtendenza rispetto ai big.
Con la conseguenza che nel 2023 il numero complessivo degli sportelli delle banche mutualistiche è rimasto di fatto inalterato oltre quota 4mila (4.087, per l’esattezza), così come i Comuni italiani nei quali sono presenti (2.521) e così come i dipendenti. Per quel che riguarda La Cassa di Ravenna, la rete attuale è di 135 sportelli che – come anticipa Alessandro Spadoni, vice direttore della banca – aumenterà di uno sportello entro l’anno e di uno o due entro il 2025" dopo averne aperti nel 2021 due ex novo, uno a Ferrara come Cassa di Ravenna e uno a Cento come secondo sportello della Banca di Imola. E aver riparato i danni dell’alluvione a Sant’Agata sul Santerno, Castel Bolognese e Spazzate Sassatelli.
“Ma sia chiaro – spiega Spadoni che noi apriamo e manteniamo gli sportelli perché sono a break even, non per fare socialità o presidiare comunque i territori; ogni banca fa la sua corsa, tutte sono in concorrenza, e noi crediamo che lo sportello fisico sia necessario per tante operazioni anche se cerchiamo di sviluppare sempre più l’online per pagamenti o versamenti. Del resto tante banche chiudono sportelli e per noi si aprono nuovi spazi”.
E la situazione, come spiega il segretario generale della First Cisl, Riccardo Colombani, nel 2024 è destinata a peggiorare con altre chiusure specie da parte degli istituti di maggiore dimensione. A pagare il prezzo di queste politiche sono in primis gli anziani seguiti da coloro che hanno scarse competenze digitali, visto che il mantra delle banche è che il servizio rimane buone grazie alla disponibilità dell’online. Peccato che in Italia lo utilizza solo il 51,5% degli utenti contro una media Ue del 63,9%. Anche se alla fine tagliare le filiali significa tagliare i costi è questa la linea maestra sulla quale si muove la gran parte delle banche.
Tornando ai numeri, in Italia, nel 2023 sono stati chiusi 826 sportelli dopo che nel 2022 se ne erano chiusi 677; questo significa che in due anni sono stati chiusi più di 1.500 sportelli. E, come stima l’Osservatorio First Cisl, un quarto del territorio nazionale, con una superficie che supera quella di Lombardia, Veneto e Piemonte messi insieme, è stato abbandonato dalle banche. Aumenta anche il numero di persone (326mila) che non hanno accesso ad una filiale nel Comune di residenza. Sei milioni di persone, invece, vivono in comuni dove è rimasto un solo sportello e rischiano così di trovarsi a breve tagliati fuori dai servizi bancari. Confrontando i numeri con quelli di un anno fa emerge inoltre che le chiusure non colpiscono in modo omogeneo le diverse aree del Paese. Nel 2023 le regioni più colpite sono state Marche (- 6,7%), Abruzzo (- 5,1%), Lombardia (- 5,1%), Sicilia (- 5%), Calabria (- 4,2%). Nel complesso, a livello nazionale, la perdita di sportelli è stata del 3,9%.
La graduatoria vede tra le province meno desertificate quelle di Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Grosseto, Ragusa, Ravenna, Reggio Emilia e Pisa. Le grandi città si collocano in posizioni più arretrate: Milano è 24°, Roma 40°, Napoli 50°. Sugli ultimi gradini della classifica troviamo Vibo Valentia e Isernia.
E all’arretramento degli istituti grandi e medi sul territorio, corrisponde l’avanzata delle banche mutualistiche, tant’è che è aumentato il numero di Comuni in cui le Bcc sono ormai l’unica presenza bancaria: in un anno sono passati da 710 a 747. Questi numeri hanno anche un risvolto su raccolta e prestiti. La presenza sul territorio ha infatti consentito, nell’ultimo anno, di accrescere le quote di mercato su entrambi i fronti. Secondo i dati di Federcasse, i crediti erogati dalle Bcc, a fine 2023, rappresentavano il 23,1% del totale dei prestiti alle imprese artigiane e piccola manifattura, il 23,3% alle attività legate al turismo, il 22,9% all’agricoltura, il 14,5% al settore delle costruzioni e attività immobiliari, l’11,2% al commercio, il 15,4% ai soggetti e le imprese del Terzo Settore e il 9,8% alle famiglie consumatrici. Un credito di cui migliora anche la qualità, con un calo del 25% dei deteriorati lordi, mentre sale il livello di patrimonializzazione, con il Cet 1 medio del 23,4% al giugno 2023, in ulteriore aumento a dicembre 2023.
“Negli Usa due colossi come Jp Morgan e Bank of America stanno aprendo centinaia di filali e continueranno a farlo nei prossimi anni. È un segnale chiaro: la presenza sul territorio fa bene alla società ed anche ai bilanci delle banche. È tempo che in Italia – conclude Colombani – il problema venga affrontato dalla politica e dalle istituzioni: First Cisl è pronta al confronto”.
La prossimità fisica, l’accesso al credito e la stabilità sono tutti fattori che aumentano la relazione fiduciaria con soci, clienti e portatori di interesse dei territori. “Diamo un contributo concreto e diffuso al fianco dell’economia reale, di quella platea di medie, piccole e micro imprese che costituiscono l’ossatura del sistema produttivo del Paese”, spiega Federcasse. Ma insieme al presidio del territorio, anche le Bcc stanno aumentando il peso dell’internet banking, ricorrendo ad applicazioni tecnologiche che consentono “di mantenere la propria caratteristica di banche di relazione e di inclusione finanziaria anche nell’era digitale con approcci di servizio che consentono la relazione, non solo la transazione, con soci e clienti anche a distanza”.