Banca Generali punta sulle Pmi d’eccellenza

In collaborazione con 8A+ ha lanciato Real Italy Eltif

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di Andrea Telara

Gli addetti ai lavori li chiamo Eltif (European Long Term Investments Fund) ma c’è chi li ha già ribattezzati Pir alternativi, perché godono di incentivi fiscali simili a quelli dei già esistenti Piani individuali di risparmio. Stiamo parlando di una categoria di fondi d’investimento che potrebbe in futuro ritagliarsi uno spazio significativo nel portafoglio di molte famiglie italiane, soprattutto quelle più ricche che usufruiscono dei servizi di private banking, offerti da tutte le banche ai clienti di fascia medio-alta. Gli Eltif sono stati creati nell’Unione Europea con l’obiettivo principale di spingere i risparmiatori a finanziare le piccole e medie imprese (Pmi), dando così sostegno all’economia reale.

La particolarità di questi fondi è che possono investire anche in società non quotate in borsa, tra le quali si annidano spesso molte perle del made in Italy, piccole e medie aziende d’eccellenza con un solido modello di business. Tra i gruppi finanziari che stanno puntando oggi sull’offerta di Eltif c’è Banca Generali che, in collaborazione con 8A+ , società indipendente di gestione del risparmio, ha lanciato un nuovo prodotto di questa categoria. Si chiama Real Italy Eltif e si caratterizza per due particolarità.

La prima è che si tratta di un fondo multi-gestore, cioè con molteplici strategie d’investimento, curate da diversi fund manager. La seconda particolarità di Real Italy Eltif è quella di essere un fondo multi-asset, cioè con un portafoglio che spazia su diverse classi d’investimento, dalle azioni ai bond fino al direct lending, cioè i finanziamenti erogati direttamente alle piccole e medie imprese, attraverso alcuni veicoli come i club deal, che sono accordi siglati da alcuni grandi investitori per compiere congiuntamente alcune operazioni. Nello specifico, l’Eltif di Banca Generali impiega il 20% del proprio portafoglio in azioni e il restante 80% in strumenti di debito come quelli descritti sopra o come i mini-bond, una particolare categoria di obbligazioni emesse dalle piccole e medie imprese, che offrono rendimenti interessanti, ben superiori alla media dei titoli a reddito fisso.

"Abbiamo pensato a lanciare un prodotto come il nostro Eltif perché presenta un rapporto rischio-rendimento molto interessante" dice Andrea Ragaini (nella foto), vice direttore generale di Banca Generali, il quale sottolinea alcuni fattori che oggi rendono appetibili prodotti finanziari di questo tipo. I tassi d’interesse sono infatti sotto zero, i rendimenti delle obbligazioni e dei titoli di Stato sono ridotti ai minimi storici mentre le banche centrali hanno inondato di liquidità di mercati finanziari, correndo il rischio di generare degli squilibri e una corsa troppo accelerata delle Borse. Ecco allora che, in un conteso in cui gli effetti economici della pandemia del Covid-19 si fanno ancora sentire, nasce per gli investitori la necessità di puntare su aziende solide, che abbondano nell’universo delle piccole e medie imprese non quotate in Borsa.

Al centro della strategia di investimento del nuovo Eltif di Banca Generali ci sono aziende definite nella comunità finanziaria con l’espressione "scale up", cioè che si trovano in una fase di espansione già consolidata e che, per proseguire nel proprio percorso di sviluppo, sono oggi alla ricerca di capitali e fonti di finanziamento alternative a quelle dei tradizionali prestiti bancari. Al pari tutti i fondi classificati come Pir alternativi, anche gli Eltif di Banca Generali godono di notevoli benefici fiscali. Nello specifico, i rendimenti maturati sono esenti da imposte, se li investitore mantiene nel portafoglio il fondo per un periodo di tempo minimo, superiore a 5 anni. Non sono previste inoltre imposte di successione, in caso di decesso del titolare.

Per ottenere tali agevolazioni, bisogna però rispettare alcuni "paletti" fissati dal legislatore: il capitale investito dai Pir alternativi non può infatti superare complessivamente la somma di un milione e mezzo di euro e di 150mila euro ogni anno (300mila appena verrà converto definitivamente in legge il Decreto Agosto).

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