Bacardi, l’ultimo Cuba libre è la guerra in casa

Monika e la figlia Maria Luisa danno battaglia legale contro un trust del Liechtenstein. In ballo c’è il controllo del 6% del colosso

Da sinistra Monika Bacardie la figlia Maria Luisa, 19 anni, al Festival di Venezia

Da sinistra Monika Bacardie la figlia Maria Luisa, 19 anni, al Festival di Venezia

L’ultimo passo verso la guerra aperta l’ha fatto la contendente più giovane del lotto: Maria Luisa Bacardi, 19 anni, figlia di Monika Bacardi e di Don Luis Gomez del Campo Bacardi. La sua discendenza vale il 6% dell’impero del rum, una delle più potenti compagnie di alcolici del mondo, l’azienda di famiglia degli esuli cubani che nel 1993 si comprò la Martini & Rossi. Maria Luisa Bacardi sarebbe un’azionista di peso di un gigante da miliardi di fatturato, ma afferma di non aver alcun potere sulle azioni. Perché lei e sua madre sarebbero state fatte fuori dallo stesso trust in cui sono confluite le azioni di Maria Luisa alla morte del padre.

Così l’erede ha dato mandato al suo legale di depositare al Tribunale di Monaco una denuncia contro tre studi legali, preannunciando che farà lo stesso anche in Liechtenstein. Per Maria Luisa c’è una "associazione criminale dal Principato del Liechtenstein alle Bermuda", che "si è impossessata sia delle azioni Bacardi lasciate da mio padre Luis Bacardi sia dei diritti di voto nella Bacardi, fino ad arrivare ad escludere poche settimane fa mia madre dalle cariche sociali dei veicoli societari che detengono tali azioni".

La goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perdendo le cariche direttive nei due veicoli che contengono le azioni confluite nel trust Bastille, la madre Monika – nata a Merano, produttrice cinematografica in grado di far recitare Papa Francesco – ha perso il diritto di voto all’assemblea Bacardi del 18 giugno, che ha confermato Facundo L. Bacardi, al timone da 27 anni. Lei avrebbe votato contro, insieme ai beneficiari di altri nove trust "che condividono le difficoltà nel vedere rappresentati i propri interessi". Avevano presentato una lista di candidati, respinta prima ancora dell’assemblea.

Maria Luisa protesta, sostiene che non è possibile che gli stessi azionisti della Bacardi non abbiano "il diritto di sapere chi siano gli altri azionisti". Condizione singolare, se si pensa che, dopo 160 anni, Bacardi resta tutto sommato un’azienda familiare. Ma le cronache dicono che i rapporti interni sono sempre stati piuttosto tesi. Intanto il legale delle due contendenti, Bruno Capone, si è rivolto anche alla Procura antimafia italiana. E così , per Bacardi è l’ora di un’altra battaglia legale, a pochi anni da quella con Cuba e Pernod Ricard per la proprietà del marchio Havana Club negli Usa. Nel 2016 vinse Cuba, acerrima nemica dei Bacardi dai tempi della rivoluzione. Stavolta vincerà un Bacardi. Resta solo da capire quale.

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