Mercoledì 24 Aprile 2024

Baby sitter, stipendi in aumento nel 2023. Tutti i modi per assumerle

Andrea Zini, presidente dell'associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, spiega vantaggi e svantaggi

Non è semplice assumere una baby sitter. Tanta burocrazia e adesso, con l'inflazione che ha galoppato per tutto il 2022, anche gli aumenti retributivi e dei contributi. Secondo infatti le stime di Assindatcolf, l'Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, lo stipendio minimo mensile di una baby sitter assunta a tempo pieno e non convivente passerà dai 1.234 euro del 2022 agli oltre 1.348 euro di quest'anno, quasi 115 euro in più al mese. Se poi si considera il costo annuo totale per la famiglia, tra tfr, ferie e tredicesima, l'incremento sarà di 1.743 euro, con il rischio che molti lavoratori regolari passino al 'nero'. Ma se si ha necessità di una baby sitter, quali sono i modi per assumerla? Lo spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. Le modalità sono sostanzialmente tre. Ne esiste una quarta ma che può nascondere dei rischi.

Sommario

Baby sitter
Baby sitter

Assunzione con il contratto nazionale

Chi ha bisogno di una baby sitter con una certa continuità, almeno sulle 16-20 ore settimanali, può assumere la baby sitter inquadrandola con il suo contratto nazionale. “Dal 2020 – sottolinea Zini – è previsto un inquadramento unico per la baby sitter, ma viene riconosciuta un'indennità aggiuntiva per chi assiste bambini di età inferiore ai 6 anni. L'orario di lavoro viene definito inizialmente, ma può essere modificato e integrato con ore aggiuntive, se necessario. Nelle festività non si lavora, poi ci sono le ferie, la tredicesima, e così via”. Ovviamente non manca la burocrazia, con il datore di lavoro che deve predisporre il contratto, iscrivere il rapporto di lavoro all'Inps, preparare il cedolino paga, fare i conteggi dei contributi da versare ogni tre mesi all'istituto di previdenza e così via.

Il libretto di famiglia

Se la baby sitter è chiamata a lavoro solo qualche volta al mese, e quindi la prestazione è occasionale, lo strumento (telematico) da utilizzare è il libretto di famiglia, con pagamento fino ad un massimo di 10mila euro l'anno. La prima cosa da fare per procedere è registrarsi (sia il datore di lavoro che la baby sitter) sul sito Inps. Quindi la famiglia versa una somma sul proprio portafoglio elettronico virtuale, dal quale verranno scalate via via le somme che andranno alla baby sitter. Per ogni ora di lavoro svolta il compenso è di 10 euro lorde, di cui alla baby sitter vanno nette 7,50 euro. ”Come associazione – spiega Zini – siamo però contrari al libretto di famiglia, che viene utilizzato spesso in maniera massiva e sacrifica i diritti del lavoratore, il quale, peraltro, viene pagato se va bene a metà del mese successivo in cui ha effettuato le prestazioni”.

Rivolgersi alle agenzie per il lavoro

La terza possibilità è rivolgersi ad un'agenzia del lavoro che seleziona e invia una baby sitter inquadrata con lo stesso contratto collettivo che può applicare direttamente la famiglia. Il costo però in questo caso è più alto perché l'agenzia si fa pagare il sevizio.

Quarta possibilità, rivolgersi ad un'agenzia di servizi

Ci sono imprese specializzate in assistenza familiare alle quali è possibile rivolgersi, sia per la baby sitter che per colf e badanti. “C'è però un rischio, quello di trovarsi di fronte ad una intermediazione illecita del rapporto di lavoro. Inoltre, in caso si tratti di cooperativa, alla baby sitter – fa presente il presidente Assindatcolf – non viene applicato il contratto collettivo dei domestici, ma il contratto della cooperativa”.

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