Roma, 9 luglio 2024 – L’onda verde delle auto elettriche rischia di infrangersi sullo scoglio più impensabile, ovvero quello dell’impatto ambientale. Se è vero che il passaggio a vetture più pulite e alle energie rinnovabili rappresenta la chiave per uscire dal tunnel della crisi climatica, lo è altrettanto che il dibattito sui costi a livello di inquinamento è relativamente ‘nuovo’ e in continua evoluzione. Di questi giorni lo studio pubblicato su Nature Communications e guidato da Università Tecnologica del Texas e Duke University: mostra come anche le batterie delle auto elettriche possano essere nocive per l’ambiente. E questo a causa delle sostanze chimiche note come Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), utilizzate in molte batterie ricaricabili agli ioni di litio, ‘motore’ della maggior parte dei veicoli a elettroni. I Pfas hanno una funzione fondamentale: contribuiscono a rendere le batterie meno infiammabili e a condurre l’elettricità. Il problema è che questes sostanze. indicate come 'forever chemicals', non si degradano, ma rimangono nell'ambiente praticamente per sempre e si accumulano nell'organismo.
I ricercatori durante il loro lavoro hanno trovato alti livelli di Pfas in campioni di aria, acqua, neve e suolo vicino agli impianti di Stati Uniti, Francia e Belgio che producono queste sostanze. Dal gruppo di lavoro, guidato da Jennifer Guelfo dell'Università Tecnologica del Texas e Lee Ferguson della Duke, si sottolinea come ridurre “drasticamente le emissioni di CO2 con innovazioni come le auto elettriche” sia “fondamentale, ma non dovrebbe comportare l'effetto collaterale di un aumento dell'inquinamento da Pfas". Gli autori dello studio evidenziano che questi composti possono disperdersi nell'ambiente anche attraverso le discariche, dove finisce la maggior parte delle batterie agli ioni di litio. Solo il 5% circa di queste, infatti, viene riciclato, ed entro il 2040 potremmo arrivare a circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti costituiti da batterie per auto elettriche. "Dobbiamo valutare ora queste sostanze chimiche - commenta Jennifer Guelfo - prima che diventino un problema più diffuso: abbiamo l'opportunità di massimizzare davvero l'idea di sostenibilità". La ricetta è quelle giusta, insomma, ma bisogna lavorare sugli effetti collaterali.