Auto elettrica: ricarica, autonomia, manutenzione. Tutti i pregi (e i difetti)

Dai tempi per il rifornimento allo smaltimento della batteria: l’esperto spiega come cambierà la nostra vita

Le auto elettriche in Italia

Le auto elettriche in Italia

Roma, 7 giugno 2022 - Venti minuti nel migliore dei casi, almeno quattro volte il tempo che impiega un’auto tradizionale per fare rifornimento. Ma la ricarica della batteria non è l’unica incognita di un futuro che si preannuncia elettrico. Umberto Desideri, docente di Macchine termiche all’Università di Pisa, le mette in fila tutte.

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Professore, dal 2035 potremmo essere costretti ad acquistare solo auto green. Bastano 13 anni per arrivare pronti a questa rivoluzione?

"Se vogliamo convertire tutto il parco auto attuale, no".

Quando pensiamo alle auto elettriche, veniamo colpiti da ansia da autonomia. È una preoccupazione legittima?

"Certo, il problema è pratico: se restiamo senza benzina, telefoniamo a un parente o a un amico, che poi ci viene in soccorso con una tanica piena. Se si scarica la batteria, invece, non c’è alternativa al carro attrezzi. Può persino capitare, in giornate da bollino nero, di ritrovarsi in coda in autostrada per ore sotto il sole: tenendo l’auto accesa per far funzionare l’aria condizionata, si rischia di restare fermi lì".

C’è poi la questione dei tempi di ricarica. Sono compatibili con la nostra quotidianità?

"No. Per fare benzina o gasolio impieghiamo una manciata di minuti, mentre per una ricarica veloce di energia elettrica servono tra i 45 e i 60 minuti. Sono tempi gestibili se cambiamo il modo di intendere l’uso dell’auto: bisogna passare da una mobilità personale basata sul possesso del mezzo all’idea di condivisione, al car sharing , insomma. In città è possibile, fuori porta meno".

Molte delle colonnine attualmente installate, peraltro, sono del tipo a 3 chilowattora, il che significa ricariche lente. Si possono potenziare?

"Sì, esistono delle colonnine ad alta potenza. Ma sono incompatibili con le fonti rinnovabili, adatte a potenze ridotte".

Con una potenza da 3 chilowattora quanto tempo occorre per una ricarica?

"Prendiamo il caso di un’auto con una capacità di 100 chilowattora, che si traducono in 500 chilometri di autonomia. Ebbene, con una colonnina da 3 chilowattora servono 30 ore".

L’obiettivo del 2035 ci imporrebbe di ripensare le stazioni di servizio?

"Sì, bisogna convertire i distributori di benzina in stazioni di ricarica da 300 chilowattora di potenza complessiva almeno. E questo è un primo problema".

Perché?

"Si tratta di una potenza difficile da portare in alcuni luoghi".

Qual è il secondo problema?

"Le code. Inevitabili. Volendo essere ottimista, immagino per il futuro un tempo di ricarica di 20 minuti: una sosta lunga che renderebbe necessari servizi aggiuntivi come bar e ristoranti".

Oggi ci sono in Europa 225.000 punti di ricarica, l’obiettivo del Green Deal è di 3,5 milioni entro il 2030. Traguardo alla portata?

"Se parliamo di colonnine da 3 chilowattora, forse sì. Se pensiamo a stazioni di ricarica rapida, invece no. Parlare di Europa, comunque, è fuorviante: un conto sono Parigi e Stoccolma, dove il trasporto pubblico funziona benissimo e i problemi di cui stiamo parlando si vedrebbero poco, un altro le città italiane".

Al 31 dicembre 2021 risultavano installati in Italia 26.024 punti di ricarica. Sufficienti?

"Oggi non vedo congestioni alle colonnine, l’auto elettrica è appannaggio dei ‘ricchi’. E chi ce l’ha può lasciarla parcheggiata negli appositi stalli a tempo indeterminato. Ma in futuro? Uscirà dall’ufficio per spostare il suo mezzo e lasciare libera la colonnina?".

Quanto costerà il pieno?

"Tra i 40 e i 50 euro"

Come cambia la gestione di un’auto elettrica per quanto riguarda ‘rifornimenti’ e manutenzione?

"Usando l’auto per andare a fare la spesa, accompagnare i figli a scuola e raggiungere il posto di lavoro, è sufficiente una ricarica ogni due settimane. La manutenzione ordinaria è più semplice di quella a cui siamo abituati poiché ci sono meno componenti".

E quella straordinaria?

"Beh, quando arriva il momento di cambiare la batteria, bisogna mettere in preventivo una spesa di qualche migliaia di euro".

Batterie che poi vanno anche smaltite. Come la mettiamo con l’inquinamento?

"Bisognerà vedere se saremo in grado di riciclare gli elementi principali di questi dispositivi. Non solo: dove prenderemo l’energia per ricaricarle? Oggi per il 65-70% utilizziamo combustibili fossili. Il risparmio è di appena il 30%. L’obiettivo dev’essere quello di ribaltare queste percentuali, riducendo le emissioni del 65-70%. Arrivarci entro il 2035? Impossibile".

C’è un problema di sicurezza?

"Sì, l’incendio di un’auto elettrica non si spegne con un estintore. Bisogna attendere che si consumi il litio".

Più che dalla pubblicità progresso, il consumatore si lascia convincere dal portafogli. Quando un’auto elettrica costerà come una vettura tradizionale?

"La diffusione abbasserà i prezzi, ma non so quanto tempo ci vorrà. Anche perché se l’Europa cambia direzione, gli altri mercati no. Quindi, le case automobilistiche continueranno a produrre anche auto tradizionali".

In tutta Europa le vendite di mezzi elettrici aumentano, in Italia calano. Come si spiega?

"In primis con i prezzi, evidentemente troppo alti per le nostre tasche. Poi, per il problema della ricarica. Neanche a Milano e Roma è facile trovare colonnine, mentre ad Amsterdam sono ad ogni angolo".