Sabato 20 Aprile 2024

La Aston Martin di James Bond potrebbe presto parlare cinese. Ecco perché

In crisi da tempo, il marchio reso celebre da James Bond è finito per il 7,6% in mano ai cinesi di Geely. Che secondo Bloomberg potrebbero volere scalare presto la proprietà, come già fatto con Volvo e Lotus.

Una Aston Martin e Sean Connery nei panni di James Bond

Una Aston Martin e Sean Connery nei panni di James Bond

Bologna, 21 ottobre 2022 - Il suo nome è Shufu, Li Shufu, e potrebbe presto diventare il proprietario delle auto di James Bond. Ovvero della Aston Martin, casa d'auto celebre per aver scarrozzato l’agente segreto più famoso del mondo per anni, film dopo film. Da tempo in difficoltà, il marchio inglese potrebbe infatti seguire il destino della sua connazionale Lotus, da tempo in mano dei produttori di auto cinesi della Zhejiang Geely, di cui è fondatore e proprietario Shufu, appunto. A dirlo è Bloomberg, citando non precisate ma autorevoli fonti e spiegando che la Geely starebbe valutando di aumentare la propria presenza in Aston Martin.

L'antefatto

C'è da dire che la Aston Martin da poco meno di un mese è già in parte in mano a Shufu. L'imprenditore cinese ha infatti acquistato il 7,6% della proprietà della casa inglese fondata nel 1913 (era una concessionaria e officina di riparazione londinese) circa tre settimane fa, approfittando dell'aumento di capitale da 654 milioni di sterline lanciato a settembre e che ha visto il fondo di investimento dell'Arabia Saudita diventare il secondo azionista della Aston Martin Lagonda Limited (questo il nome completo), dopo l'imprenditore canadese Lawrence Stroll.

Il gruppo cinese

La Zhejiang Geely holding group co in realtà è già da tempo un colosso internazionale dell'automotive. C'è l'ammiraglia, intanto, la Geely, settimo produttore d'auto cinse, ha 80mila dipendenti e nel 2021 ha generato un fatturato di 8,46 miliardi di euro in crescita del 29%, pur con un utile netto calato del 35% a 230 milioni di euro, come avvenuto in tutto il comparto mondiale. Ma ci sono poi tutte le partecipazioni collezionate negli anni: dal 50% di Smart, di cui seguirà in Cina la produzione dei modelli elettrici, all'intera proprietà di Lotus, altro marchio inglese storico, per il quale Shufu ha piani mirabolanti contando di passare da 2mila modelli a 150mila, anche attraverso la rivoluzione elettrica (il primo suv elettrico Lotus, presentato quest'anno, sarà costruito in Cina), passando per la proprietà di Volvo, acquistata interamente nel 2010.

La salute di Aston Martin

Sulla marca delle celebri auto usate da James Bond, Li Shufu pare avesse già messo gli occhi questa estate, con un tentativo di investimento poi respinto, fino poi all'ingresso per la porta principale grazie all'ultimo aumento di capitale. Un atto necessario perché, nonostante gli sforzi, le vendite di Aston Martin non sono più da tempo all'altezza del mito del suo marchio. In difficoltà da un po' di anni, la società è stata salvata nel 2020 dall'imprenditore canadese Stroll, che l'ha portata in Formula Uno e soprattutto ha portato i denari per far fronte al calo della liquidità e all'aumento del debito, operazione evidentemente non sufficiente se alla fine la decisione è stata quella di procedere comunque a un aumento di capitale.

Il tentativo italo-cinese

In occasione dell'aumento di capitale è stato lo stesso Stroll a spiegare che la Aston Martin la scorsa estate aveva rifiutato un tentativo in ingresso nel proprio capitale con la cospicua somma di 1,4 miliardi di euro da parte della Geely e della italiana Investindustrial di Andrea Bonomi, che era stata azionista di maggioranza della casa inglese dal 2012 per uscirne pochi anni fa, dopo la quotazione del 2018 e ll'arrivo di Stroll nel 2019.

Le mosse del futuro

La novità dei giorni scorsi è appunto l'indiscrezione di Bloomberg, che ventila un interesse dei cinesi di Geely a scalare nel tempo l'azionariato di Aston Martin, puntando a una maggiore condivisione della tecnologia e nel know-how dei cinesi soprattutto in merito all'elettrificazione dei modelli, come già sta accadendo con Lotus. Con in più il vantaggio, per i cinesi, di poter approfittare della notorietà del marchio per riuscire finalmente nell'impresa di entrare stabilmente nel mercato automobilistico occidentale. Certo il tentativo di scalata non appare agevole. L'operazione, se fosse confermata, potrebbe trovare infatti la forte opposizione sia dei nuovi secondi azionisti, ovvero il fondo sovrano saudita, sia di Lawrence Stroll, che fin da subito si è mostrato tiepido di fronte all'ingresso di Shufu nell'azionariato. Il futuro dell'auto di James Bond, insomma, è ancora tutto da definire.