Assegno unico 2023, quanto potrebbe aumentare: il piano del governo Meloni

Che cos'è e chi ne ha diritto. L'obiettivo dichiarato in campagna elettorale: raddoppiare gli importi

Assegno unico universale: ne hanno diritto tutte le famiglie con figli (Dire)

Assegno unico universale: ne hanno diritto tutte le famiglie con figli (Dire)

Il premier Giorgia Meloni ha fatto capire fin dal suo discorso di insediamento, di voler potenziare tutti gli strumenti a favore della famiglia e in grado di innescare un trend positivo sul fronte della natalità. I riflettori sono puntati sull’assegno unico universale, entrato in vigore nel 2022 e che prevede un’indennità che va da 50 euro fino a un massimo di 175 euro di base per ogni figlio. Ma gli importi possono aumentare a seconda del reddito dichiarato. Attualmente la platea che ha richiesto l’assegno unico per i figli è di 4 milioni di nuclei per 6,5 milioni di figli, mentre la platea potenziale è quasi doppia: 7,3 milioni di famiglie per 11,2 milioni di figli. Nel 2022 la spesa complessiva per l’assegno unico sarà di 15,12 miliardi. L’obiettivo del governo è quello di aumentare, sia pure gradualmente, del 50% il valore degli assegni portandolo da 175 a 260 euro. Ecco una guida per saperne di più.

Che cosa è l’assegno unico

L’assegno unico è uno strumento “universale”, riguarda cioè tutte le famiglie con figli a carico ed ha assorbito tutte le detrazioni e gli assegni familiari antecedenti alla sua ’entrata in vigore, vale a dire il primo marzo del 2022. A fine anno gli assegni assorbiranno anche gli altri bonus dedicati alla famiglia, come quelli dedicati agli asili nido o ai bebè.

Chi ne ha diritto

Hanno diritto all'assegno unico tutte le famiglie con figli. L’importo è direttamente collegato al reddito dichiarato. C’è una quota base minima per tutte le famiglie con Isee sopra i 40mila euro, fissata a 50 euro per figlio e una quota variabile - modulata in modo progressivo - sulla base dell'Isee familiare: la soglia per avere il trattamento massimo è pari a 15mila euro. L’erogazione viene effettuata mensilmente dall’Inps e accreditata sull’Iban comunicato al momento della domanda. L’importo non rileva ai fini del reddito. Non è, insomma, tassabile.

Quanto si incassa

Attualmente, con un Isee inferiore a 15mila euro, tre figli minori e genitori lavoratori, l’importo dell’assegno può arrivare a 700 euro al mese (175 euro a figlio più una maggiorazione di 85 euro dal terzo figlio e 30 euro perché i genitori lavorano). Fino a 18mila euro l’importo mensile scende da 175 a 159,5, fino a 20mila euro l’assegno cala a 149 euro per poi arrivare gradualmente ai 50 euro per le famiglie che hanno redditi superiori ai 40mila euro.

Come richiederlo

Le domande vanno fatte direttamente all’Inps e rinnovate anno dopo anno. Per il 2022, chi voleva ottenere gli arretrati a partire da marzo, doveva essettuare le richieste entro giugno. La procedura è molto semplice e avviene attraverso il sito dell’istituto previdenziale.

Come aumenterà nel 2023

In primo luogo gli importi saranno sicuramente aumentati per effetto dell’inflazione. E dovrebbero essere riparametrate anche le attuali fasce Isee che regolano gli importi con un meccanismo progressivo: meno si guadagna, più è alto l’assegno con gli effetti più favorevoli per le famiglie con reddito inferiore ai 15mila euro. Ma, già in campagna elettorale, la Meloni aveva parlato di un aumento del 50% con un massimo di 260 euro a figlio. Una misura che costerebbe, però, tanto: oltre 6 miliardi di euro. Da qui l’idea di partire con una modifica degli attuali meccanismi dell’Isee facendo pesare molto meno gli immobili di proprietà della famiglia e che incidono, in media, per il 20% sul valore complessivo del reddito dichiarato. Si potrebbe anche aumentare la franchigia sul valore dell’immobile escluso ai fini Isee che attualmente è ferma a 52mila euro, magari innalzandola a 80mila euro. Tutto questo dovrebbe allargare la platea degli aventi diritto ad un assegno più ricco.