Giovedì 25 Aprile 2024

Amazon si ferma: primo sciopero nazionale

Rottura nelle trattative fra azienda e sindacati dei trasporti, il 22 marzo serrata di 24 ore negli hub e nelle consegne in tutt’Italia

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di Elena Comelli

Uno sciopero generale di 24 ore, che coinvolgerà l’intera filiera di Amazon Italia, è stato proclamato dai sindacati per il prossimo 22 marzo, "per la prima volta in Italia, e sicuramente in Europa". I negoziati con il colosso di Seattle, spiegano Filt Cgl, Fit Cisl, Uiltrasporti e Assoespressi, si sono interrotti "bruscamente a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale ad affrontare positivamente le tematiche poste dal sindacato, tra le quali la verifica dei turni, dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza". Oggetto del contendere anche una particolare indennità Covid, richiesta dai sindacati dato che l’attività in presenza non si è mai fermata e anzi è cresciuta notevolmente durante la pandemia.

I sindacati usano parole pesanti e parlano anche di "latitanza di Amazon sul tavolo del delivery", denunciando inoltre "l’assenza di risposte della multinazionale americana in relazione alla prosecuzione del confronto, avviato a gennaio, relativamente al personale dipendente ed a quello che opera negli appalti dei servizi di logistica" e "l’indisponibilità cronica ad un confronto con le rappresentanze dei lavoratori".

Per il segretario nazionale della Filt Cgil Michele De Rose si tratta di "un’iniziativa che non ha riscontro nemmeno negli Stati Uniti", dove la sindacalizzazione di un singolo magazzino in Alabama è al centro del dibattito: lo stabilimento di Bessemer potrebbe essere il primo di Amazon negli Stati Uniti a dotarsi di una rappresentanza sindacale, con la benedizione perfino del presidente Joe Biden, che si è schierato a fianco dei lavoratori. De Rose osserva che "la multinazionale americana deve prendere atto, suo malgrado, che il sindacato fa parte della storia del nostro Paese e con le rappresentanze dei lavoratori deve confrontarsi, nel rispetto di un sistema corretto di relazioni sindacali e delle tutele e regole previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro".

Pronta la replica di Amazon Italia: "Non è vero quanto dichiarato dal sindacato in merito al mancato confronto, tanto è vero che si sono svolti due incontri nel mese di gennaio. Riguardo all’incontro svoltosi ieri con Assoespressi, ci teniamo a sottolineare che per le consegne ai clienti, Amazon Logistics si avvale di fornitori terzi. Perciò riteniamo che i corretti interlocutori siano i fornitori di servizi di consegna, nonché le Associazioni di Categoria che li rappresentano".

Nel 2020 Amazon ha triplicato i suoi magazzini in Italia. Ne ha aperti 12, praticamente uno al mese: due grandi centri di distribuzione, in provincia di Rovigo e fuori Roma, e dieci depositi più piccoli, detti di smistamento, da Cagliari a Genova, da Parma a Pisa. E quest’anno ha già pianificato di costruirne altri due, a Novara e nel Modenese, per un investimento complessivo di 230 milioni di euro.

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