Giovedì 25 Aprile 2024

Alluminio, la Ue muove la pedina dei dazi alla Cina

La Commissione studia misure anti dumping

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di Marco Levi

La Commissione Europea si muove sul fronte del contrasto al dumping provocato dall’industria cinese dell’alluminio ed è pronta ad imporre dazi sulle importazioni di estrusi per tutelare le imprese e il mercato europeo del settore. È notizia di queste ore, infatti, la decisione di Bruxelles di elaborare un pacchetto di dazi antidumping che potrebbero essere imposti alle imprese cinesi che esportano in Europa estrusi di alluminio. Una scelta che segue l’avvio, risalente allo scorso 24 agosto, dell’inchiesta condotta dalle autorità europee, che hanno registrato le importazioni dalla Cina dei semilavorati di alluminio, e poi stilato una lista di produttori cinesi – elencati in base al livello di collaborazione con le autorità europee – cui potrebbero essere imposti dazi ricompresi nella forbice tra il 30,8% e il 34,2% per le imprese che hanno accettato di cooperare, o fissati al 48% per i produttori meno collaborativi. Da qui la comunicazione dei dazi provvisori, che potrebbero diventare definitivi a partire dalla primavera 2021.

La scelta delle istituzioni europee di muoversi contro il dumping cinese sul mercato dei semilavorati di alluminio non viene dal nulla, ma può essere interpretata come una risposta alle azioni intraprese da molte compagnie di estrusione europee, tra cui anche importanti aziende italiane associate a Face, Federation of Aluminium Consumers in Europe, che dal 1999 rappresenta gli interessi dei trasformatori e degli utilizzatori di alluminio nell’Unione e che da allora sta portando all’attenzione dei decisori e del mercato degli utilizzatori la difesa dell’industria downstream del metallo leggero in Europa. "La Cina ha portato avanti per anni una politica di sovracapacità produttiva, una vera e propria guerra economica che aveva l’evidente obiettivo di indebolre a proprio vantaggio il manifatturiero europeo" ha dichiarato il Segretario Generale di Face, Mario Conserva. Lo sviluppo dell’industria europea dell’alluminio è un obiettivo prioritario non solo per i numeri del settore, che comprende oltre mille aziende e 230mila lavoratori (che salgono ad un milione contando l’indotto), ma anche per lo sviluppo sostenibile e il rilancio dell’economia.

La transizione ad un sistema basato su modelli produttivi eco-sostenibili, obiettivo sul quale l’Europa ha costruito il piano Next Generation UE, passa anche dall’industria metallurgica e, in particolare, dall’alluminio. Anello di valore fondamentale per moltissimi comparti, rappresenta il materiale essenziale per settori d’alta tecnologia come automotive e aerospazio e comparti di grande consumo come costruzioni ed imballaggio, ed è tra i metalli più eco-sostenibili, oggi sempre più ricercato dalle aziende che puntano a migliorare le proprie prestazioni ambientali.

Ma le misure di difesa dalla concorrenza sleale di Pechino non bastano. Negli ultimi anni, l’industria europea dell’alluminio ha ridotto drasticamente la produzione di metallo grezzo primario, che in molti Paesi è del tutto cessata. Oggi si produce appena il 30% circa del fabbisogno di materia prima. Il settore dipende dunque dalle importazioni di questo materiale sulle quali però pesa un dazio al 6% che rappresenta un insostenibile onere aggiuntivo per l’intera filiera. Non a caso Face ne chiede da tempo l’abolizione: "Il contrasto al dumping è molto importante – conclude Conserva –, ma per continuare sulla strada dello sviluppo sostenibile occorre rafforzare l’alluminio europeo con misure concrete come l’abolizione del dazio sulle importazioni di materiale grezzo e il riconoscimento dell’alluminio green per premiare i produttori a bassa impronta di carbonio".

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