Mercoledì 24 Aprile 2024

Allarme lavoro, le Pmi non trovano personale

Nonostante la disoccupazione giovanile al 27,7%, l’80% delle microimprese non incontra i profili giusti

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di Antonio Troise

Paradossi del mercato del lavoro. Da una parte il lento recupero dei posti bruciati con il Covid: a luglio ne mancano all’appello circa 260mila rispetto a prima della pandemia, con un calo di 23mila unità rispetto a giugno. Dall’altra il grande esercito delle microimprese, spina dorsale del nostro apparato produttivo, che vorrebbe assumere ma non trova i profili professionali giusti. Senza considerare l’aumento inarrestabile degli inattivi, delle persone cioè che non cercano (e, quindi non trovano) il lavoro: a luglio sono stati 28mila in più rispetto al mese precedente. E’ proprio la crescita degli inattivi a far diminuire dello 0,1% il tasso di disoccupazione (pari al 9,3%). Il quadro, insomma, resta preoccupante. A soffrire di più, questa volta, sono soprattutto i lavoratori autonomi che, nel giro di un mese, hanno visto bruciare circa 47mila posizioni. In sostanza, il calo degli occupati è imputabile soprattutto a commercianti e artigiani. Ma non se la passano meglio i lavoratori dipendenti.

La crescita è concentrata nei contratti a termine. E, soprattutto, non riesce a cancellare il crollo determinato dal Covid. Cgil, Cisl e Uil chiedono, però, interventi urgenti non solo sul fronte degli ammortizzatori sociali, per renderli effettivamente universali, ma anche per rilanciare gli investimenti. Certo, in un quadro ancora con tante ombre, spiccano le pennellate di rosa che arrivano dall’e-commerce e dalla logistica. Amazon annuncia circa 500 nuove assunzioni, Dhl addirittura 800. Non tutte le imprese che vorrebbero assumere riescono a centrare l’obiettivo, ma fra i giovani il tasso dei senza lavoro resta inchiodato al 27,7%.

Secondo un’indagine Cna, circa l’80% delle microimprese non riesce a trovare i profili professionali ricercati. Solo il 12,9% dichiara di non aver trovato difficoltà mentre il restante 7,2% si è visto rifiutare dai candidati le condizioni economiche che venivano offerte. Ultimo dato, anche questo molto significativo: appena il 3,8% delle imprese consultate ha confessato di rivolgersi ai centri per l’impiego.

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