Il futuro di Alitalia, ecco il piano del governo giallo-verde

L'esecutivo punta a rilanciare la compagnia di bandiera attraverso un piano all'insegna dell'italianità del vettore. Ma stavolta niente 'capitani coraggiosi', piuttosto un ritorno al passato con un investimento pubblico Quotidiano.net per Upday

Alitalia è stata fondata nel 1946 (Ansa)

Alitalia è stata fondata nel 1946 (Ansa)

Roma, 19 uglio 2018 - Italianità e nazionalizzazione. Su queste ali il governo giallo-verde punta a far tornare a volare ad alta quota Alitalia. In campagnia elettorale dalla base M5s più volte era stata pronunciata la parola ‘nazionalizzazione’. Il contratto Lega-grillini per l’ascesa a Palazzo Chigi aveva sorvolato, optando per un generico e più rassicurante impegno a favore di “un rilancio” della compagnia di bandiera. Ora la prospettiva di una statalizzazione torna prepotentemente sulla scena dopo che il ministro dei Trasporti, il pentastellato Danilo Toninelli, al lavoro sul dossier Alitalia insieme col leader di partito, Luigi Di Maio, titolare del dicastero Lavoro e Sviluppo, ieri a 'Rainews24' ha svelato le carte: “Torneremo a farla diventare compagnia di bandiera con il 51% in capo all’Italia e con un partner che la faccia volare”. Oggi il vice premier Matteo Salvini conferma la volontà del governo di evitare “lo spezzatino della compagnia” – si pensi alle tre offerte avanzate quattro mesi fa da Lufthansa, EasyJet e Wizz Air –, ma sui numeri del riassetto si mostra più flessibile del collega di governo. “Sul futuro penso che ci siano tutti i margini perché la compagnia possa tornare a guadagnare – confida ai cronisti  –. Poi se ci sono partner privati seri, tanto meglio". Quindi stranieri non sopra il 49%? “Non mi impicco a dei numeri, però ci vuole una pianificazione che metta al centro l’Italia”.

I retroscenisti raccontano che la via maestra dell'esecutivo sarebbe quella di coinvolgere la Cassa depositi e prestiti, oltre ad aziende pubbliche tipo Ferrovie dello Stato. C’è tempo fino a ottobre per trovare un compratore di Alitalia, dal maggio 2017 in amministrazione straordinaria dopo un biennio con il capitale spartito fra Midco s.p.a (51%) - a sua volta partecipata da Compagnia aerea italiana e Poste italiane -, ed Etihad Airways (49%). A metà dicembre, invece, scadrà il termine per la restituzione del prestito ponte da 900 milioni, intaccato per circa 150 milioni. Al ministero dello Sviluppo non si vuole perdere troppo tempo  anche perché al momento i numeri della compagnia non sono così negativi: +10% di ricavi da passeggeri a giugno e perdite confermate ma dimezzate. I soci di minoranza più gettonati sono Lufthansa, EasyJet e Wizz Air. Il governo Gentiloni aveva scartato le loro offerte di acquisto visto che nessuno dei pretendenti si era dichiarato disponibile a comprare l'intero vettore, ma solo singoli asset. Messi da parte dal centro.sinistra, non è escluso che le tre società possano tornare a giocare un ruolo nella partita oggi arbitrata dal triumvirato Conte-Salvini-Di Maio. A patto che accettino una partecipazione di minoranza nell’azionariato. 

Fondata nel 1946, Alitalia per mezzo secolo è stata saldamente in mano pubblica. Nel 1996 il premier Romano Prodi avvia la prima privatizzazione: il 37% del capitale viene quotato in borsa. Manca un partner industriale di peso. Tre anni dopo la scelta cade sugli olandesi di Klm. Il sodalizio si spezza appena nove mesi dopo. Nel 2006 ancora il Professore punta su una soluzione di mercato per la nostra compagnia,decidendo di cedere il 67% ancora in mano al Tesoro. Air France-Klm si fa avanti. A marzo 2008 ufficializza un’offerta per il 100% del vettore. Il piano franco-olandese  prevede 2.100 esuberi e una ricapitalizzazione da un miliardo. I sindacati non ci stanno. Dal canto suo Prodi si mostra favorevole, ma è debole. L'Italia va al voto e dalle urne è Silvio Berlusconi a uscire vincitore al termine di una campagna elettorale in cui lo slogan era ‘Io amo Alitalia, io volo Alitalia’. Il 21 aprile Air France-Klm si sfila.  Ha avvio così la tormentata stagione dei ‘capitani coraggiosi’, guidati da Roberto Colaninno  e benedetti dal Cavaliere, intenzionato a non cedere la compagnia in mani straniere. Anche allora la parola d'ordine era 'italianità', col distinguo che il liberista Berlusconi scommise sul privato e non sul pubblico. Buona volontà a parte, le turbolenze in questi anni non sono mai venute meno sul volo Alitalia. Nonostante il susseguirsi di vari manager alla cloche del vettore (Rocco Sabelli, Andrea Ragnetti e Gabriele Del Torchio). Ora resta da capire se e come si riuscirà a volare oltre l’amministrazione straordinaria.  

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