Martedì 23 Aprile 2024

Vino e turismo boom di stranieri nelle cantine

SE OSSERVATE IN VOLTO i titolari delle aziende dell’enoturismo vedrete lacrime e sorrisi. Pianti per le ombre russe, poiché la guerra ha provocato l’escalation dei costi dell’energia anche per le aziende agricole, ma pure sguardi di soddisfazione perché il turismo legato al vino sta vivendo un virtuoso Rinascimento. Il 2022 si sta rivelando un percorso splendente che coniuga le vendite del prodotto in bottiglia con i soggiorni nelle aziende organizzate per l’accoglienza e le degustazioni. Se al mare a fine agosto le spiagge si vuotano, il giro d’affari delle aziende vinicole continua a crescere con la coda della suggestione autunnale delle visite in cantina. L’annus horribilis è stato il 2020 causa Covid, ma secondo l’Osservatorio promosso da Associazione città del vino e Associazione Donne del vino (Analisi curata da Nomisma – Wine Monitor) a fine 2022 si potrà affermare di essere tornati ai numeri del 2019 con 14 milioni di visite e 2,5 miliardi di euro come giro d’affari (Fonte XVII Rapporto Città del Vino). Secondo il 57% dei sindaci delle Città del Vino questi numeri saranno superati a fine anno. Nicola d’Auria, spumeggiante imprenditore abruzzese presidente del Movimento turismo del vino (800 aziende), è ottimista. Parla in piena vendemmia nella sua azienda, la Cantina Dora Sarchese di Ortona. "Stiamo lavorando molto. Gli italiani si sono accorti ancora di più di avere un patrimonio enologico e culturale dietro casa e gli stranieri sono tornati con ottimi numeri. Le nostre aziende accolgono tedeschi, francesi, olandesi, ungheresi e americani".

Uno scenario confermato anche dal Rapporto sul turismo enogastronomico di Roberta Garibaldi. Nel 2021 le proposte più vendute sono state quelle a tema vitivinicolo. Ricordiamoci che l’Unesco riconosce il valore dell’Italia del vino avendo certificato come patrimonio dell’umanità i paesaggi di Langhe-Roero e Monferrato in Piemonte e le colline del prosecco in Veneto."Il vino deve raccontare il territorio – dice ancora D’Auria – e per questo noi titolari delle cantine, grandi e piccole, dobbiamo essere anche guide turistiche perchè attraverso la bottiglia possiamo far conoscere il cibo, la cultura e l’ambiente. I due terzi dei nostri associati sono in grado di allestire eventi e degustazioni. In settembre riprendono gli eventi legati a Cantine aperte con la possibilità per i visitatori di prendere parte all’esperienza della vendemmia, della pigiatura, della graspatura, unita alibo del territorio con musica e canti popolari. È un modo per vivere la giornata del contadino".

Le regioni a maggiore vocazione enoturistica sono Piemonte, Toscana, Sicilia, Veneto, Puglia. Ma ci sono realtà in crescita come le Marche, terra di dolci colline e agriturismi adagiati nel verde. Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto tutela vini (472 associati) è ottimista. "L’enoturismo nelle Marche gode di buona salute anche grazie alla legge regionale che disciplina il settore. L’Istituto tutela vini collabora con la Regione, l’Istituto marchigiano di enogastronomia e l’Enoteca di Offida. Il sistema, ora meglio organizzato, con 32 prodotti certificati, premia anche le piccole aziende che stanno lavorando anche sulla formazione dei propri addetti". L’obiettivo è valorizzare il brand Marche e il vino è la locomotiva dell’agriturismo. Bilancio dell’estate: "Le presenze hanno superato quelle del 2020, il vino si vende bene abbinato al cibo di queste terre". E anche nelle incantevoli Marche gli stranieri sono in crescita. Tedeschi, olandesi e belgi in pole position.