Giovedì 18 Aprile 2024

UVA DA TAVOLA, LA LUNGA STRADA PER LA CALIFORNIA

Migration

INTERESSANTE l’indagine sull’uva da tavola, presentata all’Università di Palermo e promossa da Foragri e Accademia della Vite e Vino, che aiuta a riflettere sulle prospettive delle nostre produzioni. Nel confronto con il modello californiano riportato da Julian Alston, dell’Università di Davis in California, molti i punti critici in comune ma anche le differenze di velocità che la ricerca sul le imprese siciliane, illustrata dai professori Di Lorenzo, Galati e da chi scrive, ha messo in evidenza. L’Italia, per esempio, rappresenta, dopo la Cina, il secondo produttore mondiale di uva, con un totale di 8,2 milioni di tonnellate, di cui però solo 1,3 milioni di ton sono destinate al consumo fresco, portando il Belpaese solo al sesto posto nel settore dopo Cina, Usa, Iran, Turchia ed Egitto.

In California, con una produzione simile pur inferiore all’Italia, molti punti critici sono in comune, ma per altri aspetti la capacità di organizzazione e di reazione delle aziende californiane risulta molto

più dinamica. Certo, alcuni problemi sembrano in comune, come la difficoltà di ricuperare manodopera specializzata o la questione fondamentale dell’acqua, risorsa insufficiente ed in futuro sempre più determinante. Ma per altri aspetti le distanze e le velocità sembrano già incolmabili. Basti pensare alle varietà di uva sul mercato, che in California, per uve a bacca rossa, sono passate negli anni dal 1970 ad oggi, da 6 a ben 23 e le uve bianche da 7 a 20.

Nell’indagine sull’uva siciliana, al contrario, negli stessi anni prevalgono sostanzialmente due sole varietà, nell’ordine uva Italia e Victoria. Altra differenza abissale è la produzione in California pressoché totale di varietà senza semi e per lo più biologica, mentre da quanto esaminato nella ricerca le varietà apirene risultano una minoranza. Analoga distanza anche nella ricerca genetica verso varietà di uve precoci che arrivino sul mercato ad inizio maggio e di quelle tardive che raggiungano il tardo dicembre. Ma la differenza maggiore è apparsa nella disponibilità di informazioni che le aziende hanno in California per il rilevamento quotidiano del prezzo e della produzione venduta per singola varietà e dalla promozione che la California Table Grape Commission svolge con un budget di 30 milioni di dollari annui interamente derivante dai contributi di auto tassazione aziendale. Molta strada resta dunque da fare.

Davide Gaeta

davide. [email protected]