Giovedì 18 Aprile 2024

Troppi alberi maschi. Allergie e asma salgono alle stelle

Troppi alberi maschi. Allergie e asma salgono alle stelle

Troppi alberi maschi. Allergie e asma salgono alle stelle

TROPPI ALBERI maschi nelle nostre città ed ecco che, di conseguenza, i casi di allergia e di asma salgono alle stelle: lo sostiene Tom Ogren, un agronomo californiano la cui notorietà è legata a questo semplice fenomeno che negli Stati Uniti sta dividendo esperti e opinione pubblica. Ogren ha creato un’etichetta molto sexy – sessismo botanico – per attirare l’attenzione su quello che a suo avviso è un fenomeno generalizzato: "Gli addetti al verde pubblico – spiega – preferiscono piantare alberi maschi che producono solo polline, perché sono più facili da gestire di quelli femmine che, tra semi e frutti, sporcano le strade. Per non parlare dell’odore spesso sgradevole che certe varietà come il ginko sprigionano dalle bacche una volta raggiunta la maturità sessuale".

È un fatto, d’altro canto, che nelle città americane il livello di allergie è in forte aumento, con starnuti e crisi di asma provocati dai pollini delle piante che impattano almeno venti milioni di americani. All’inizio di giugno Boston e l’intero Massachussets sono stati investiti da una nuvola giallo-verdognola, una vera e propria tempesta di polline, ed ecco dunque che il Boston Globe ha rilanciato la teoria di Ogren e relative confutazioni. Ma cosa ha osservato da trent’anni a questa parte l’agronomo che era partito lancia in resta contro gli alberi maschi dopo aver constatato che la loro presenza nel suo giardino aggravava l’asma della moglie? Ogren ha basato la sua teoria su una raccomandazione vecchia decenni: nel lontano 1949 il Dipartimento all’Agricoltura (USDA) aveva suggerito che "solo alberi maschi fossero usati lungo le strade". Con una precisazione su cui l’agronomo aveva glissato: l’invito federale era mirato specificamente alle città del Sud dove gli esemplari femminili di pioppo nero spargevano semi "cotonosi" che intasavano le fogne.

La raccomandazione dell’USDA è in realtà solo la metà della storia. Nella seconda metà del Novecento alberi ermafroditi come l’olmo che fino ad allora avevano dominato le strade americane vennero decimati da un fungo propagato da una specie di coleottero arrivato negli Usa su un carico di legname dall’Inghilterra. Il fungo eliminò il 75 per cento dei 77 milioni di olmi negli Usa, secondo stime pubblicate sul New York Times nel 1989, al cui posto vennero piantate oltre cento varietà clonate di acero, tutti maschi, e poi, a seguire, pioppi, frassini e gelsi, maschi anche questi.