Martedì 23 Aprile 2024

Scontro nell’Ue sul consumo di alcolici

Del buon vino rosso

Del buon vino rosso

A BRUXELLES si presenta il piano d’azione “Europe’s beating cancer” (Piano europeo di lotta al cancro) e la Commissione Beca – lo special Committee on Beating Cancer del Parlamento europeo – approva e conferisce il suo parere positivo alla relazione. Conseguenza? Le associazioni europee e nazionali dei produttori di vino, Ceev, Uiv e Federvini in testa, protestano a gran voce e chiedono di intervenire e modificare l’impostazione e la formulazione dell’approccio al tema. Per quale ragione? Nella relazione il consumo (o bisognerebbe parlare di abuso?) di alcolici viene messo in correlazione con un’alta possibilità di contrarre il cancro. Non bastasse, la relazione afferma che non esiste un livello sicuro di consumo di alcol e se ne dovrebbe tenere conto nel progettare le politiche di prevenzione europee contro i tumori. La risoluzione, per la verità non vincolante, dei deputati della commissione straordinaria contro il cancro (Beca) del Parlamento europeo incoraggia gli Stati membri a ipotizzare azioni per ridurre e prevenire i danni provocati dall’alcol. In aggiunta propone di “migliorare” le etichette delle bevande alcoliche inserendo avvertenze in evidenza e introducendo l’indicazione obbligatoria degli ingredienti e delle informazioni nutrizionali. Propone inoltre ipotesi di tassazione e di vincoli alla promozione come “proibire la pubblicità di bevande alcoliche in occasione degli eventi sportivi e la sponsorizzazione di manifestazioni sportive da parte di produttori di bevande alcoliche”.

Come fa notare l’europarlamentare Paolo De Castro, quello presentato è solo un paper, ossia un documento, un piano d’azione, non una proposta legislativa, ben lungi, quindi, dal tradursi in atti concreti che comunque dovranno passare per la discussione in Parlamento non prima del 2022 e più probabilmente 2023.Tuttavia non è la prima volta che a Bruxelles temi importanti che riguardano la salute ed il benessere dei propri cittadini si trasformino in una minaccia diretta o indiretta alle filiere di prodotti mediterranei. La guerra in corso sulla proposta francese del “nutriscore”, rispetto a quella italiana “a batteria” o quella nordeuropea “a serratura”, confermano come spesso dietro l’apparente nobile intenzione di aiutare il consumatore a scegliere in modo informato si celi, in realtà, un’evidente guerra tra lobby per favorire il modello di consumo tra nord e sud di un Europa tutt’altro che unita.

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