La dop economy, cioè la ricchezza prodotta dal food&wine IG (a Indicazione geografica), in pratica il paniere di cibo e vino Dop e Igp, ha raggiunto nel 2020 i 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore. Quindi in un anno di difficoltà straordinarie il comparto ha tenuto alimentando filiere produttive legate ai territori italiani con il Nord in primo piano ma anche con segnali interessanti di crescita al Sud. Lo conferma il 19° Rapporto Ismea- Qualivita che ogni anno scatta una istantanea al comparto delle eccellenze territoriali da cui si deduce che un euro su cinque di valore dell’agroalimentare italiano arriva da prodotti Dop e Igp. Il valore del food raggiunge i 7,3 miliardi di euro alla produzione e il vitivinicolo imbottigliato raggiunge 9,3 miliardi di euro. Il Nord Italia traina sempre ma c’è una crescita del Sud e Isole che non va sottovalutata. Fra le prime venti province per valore, ben undici sono delle regioni del Nord-Est, a partire dalle prime tre – Treviso, Parma e Verona – che registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area "Sud e Isole" mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna. Entrando nel merito delle produzioni, si vede che la classifica del cibo Dop-Igp è dominata dai formaggi, in primo luogo Grana Padano e Parmigiano Reggiano, gli unici prodotti che superano il valore di 1 miliardo di euro alla produzione (1,3 miliardi il primo, 1,2 il secondo). Seguono Prosciutto di Parma Dop, Mozzarella di bufala Dop, Gorgonzola Dop, Aceto balsamico di Modena Igp, Prosciutto di San Daniele Dop, Mortadella di Bologna ...
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