Giovedì 25 Aprile 2024

La Dop Economy resiste. La mappa delle eccellenze

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La dop economy, cioè la ricchezza prodotta dal food&wine IG (a Indicazione geografica), in pratica il paniere di cibo e vino Dop e Igp, ha raggiunto nel 2020 i 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore. Quindi in un anno di difficoltà straordinarie il comparto ha tenuto alimentando filiere produttive legate ai territori italiani con il Nord in primo piano ma anche con segnali interessanti di crescita al Sud. Lo conferma il 19° Rapporto Ismea- Qualivita che ogni anno scatta una istantanea al comparto delle eccellenze territoriali da cui si deduce che un euro su cinque di valore dell’agroalimentare italiano arriva da prodotti Dop e Igp.

Il valore del food raggiunge i 7,3 miliardi di euro alla produzione e il vitivinicolo imbottigliato raggiunge 9,3 miliardi di euro. Il Nord Italia traina sempre ma c’è una crescita del Sud e Isole che non va sottovalutata. Fra le prime venti province per valore, ben undici sono delle regioni del Nord-Est, a partire dalle prime tre – Treviso, Parma e Verona – che registrano un impatto territoriale oltre il miliardo di euro. Nel 2020 solo l’area "Sud e Isole" mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con crescite importanti soprattutto per Puglia e Sardegna. Entrando nel merito delle produzioni, si vede che la classifica del cibo Dop-Igp è dominata dai formaggi, in primo luogo Grana Padano e Parmigiano Reggiano, gli unici prodotti che superano il valore di 1 miliardo di euro alla produzione (1,3 miliardi il primo, 1,2 il secondo). Seguono Prosciutto di Parma Dop, Mozzarella di bufala Dop, Gorgonzola Dop, Aceto balsamico di Modena Igp, Prosciutto di San Daniele Dop, Mortadella di Bologna Igp, Pasta di Gragnano Igp, Pecorino romano Dop. Nel mondo del vino il primato del valore alla produzione sfuso va al Prosecco Dop (oltre 600 milioni €) , poi alla Dop delle Venezie (soprattutto Pinot Grigio), poi al Prosecco Dop Conegliano-Valdobbiadene; quindi Asti Dop, Amarone della Valpolicella Dop, Puglia Igp, Valpolicella Ripasso Dop, Alto Adige Dop, Chianti Dop, Terre Siciliane Igp.

Le esportazioni DOP e IGP agroalimentari e vitivinicole nel 2020 hanno registrato un valore stabile su base annua raggiungendo i 9,5 miliardi di euro (-0,1%). Un risultato importante, tenendo conto della variabile Covid, che ha penalizzato i mercati extra-UE. Molto distanti i valori fra i due comparti: il cibo esporta per quasi 4 miliardi €, il vino per 5,5 miliardi. Di rilievo l’exploit degli aceti balsamici il cui export vale 843 milioni €, interessa il 92% della produzione certificata e rappresenta il 22% delle esportazioni di cibo Dop e Igp. Per Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura, i prodotti DOP IGP si confermano "anche nel 2020 una componente fondamentale nell’affermazione del made in Italy sui mercati globali e un motore di promozione e tutela delle eccellenze italiane". Per Angelo Frascarelli, presidente Ismea, " I dati ci parlano di un modello produttivo fortemente orientato alla qualità. in prospettiva è necessario orientare sempre più i propri sforzi per uscire dalla logica delle commodity e fare della distintività l’elemento cardine delle strategie". Cesare Mazzetti, presidente Fondazione Qualivita: "Continueremo a supportare il sistema delle IG attraverso l’analisi del settore, proponendo elementi utili a definire una nuova visione strategica sulla qualità in risposta ai mutamenti in atto e ai nuovi obiettivi della transizione ecologica".