I TITOLI PAC E LE STORTURE DEL SISTEMA

PUR NEL LABIRINTO normativo in cui continua a perdersi la politica agricola europea e nella straordinaria capacità di rendere complicato tutto ciò che potrebbe essere semplice, qualche timido segnale di cambiamento comincia a percepirsi. Un esempio di come si sia avvitata la spira del burocratese nella normativa europea è la vicenda dei titoli PAC (da Politica agricola comune). Apparentemente una questione da addetti ai lavori ma che spiega perché l’Europa continui ad essere percepita come un luogo lontano dalla vita dei cittadini. Il titolo PAC è un diritto riconosciuto a tutti gli agricoltori che coltivavano terreni. Si tratta di un diritto legato agli ettari di terra coltivata. Esempio pratico: se un coltivatore ha 10 ettari e decide di coltivarli tutti ha diritto a 10 titoli. Sulla base del possesso di questi titoli ogni Stato membro deve concedere un pagamento all’agricoltore per il sostegno al suo reddito ritenuto troppo distante da quello di altri settori. Tuttavia, questo nobile e lodevole intento, si è scontrato con i soliti favoritismi e rendite differenziate. A livello di Unione Europea, ad esempio, si assiste ad uno squilibrio che vede il 20% degli agricoltori detenere l’80% dell’ammontare del fondo per questi pagamenti. In Italia il valore dei titoli PAC sinora è variato da 119 euroha per le coltivazioni povere sino a 30.000 euroha e oltre, per quelle più ricche. Più specificatamente il 52,9% degli aiuti ha un valore inferiore ai 200 euroha mentre lo 0,03% ha un valore superiore ai 2000 euroha. Questa grave stortura del sistema potrebbe terminare con la riforma della nuova politica agricola al 2027. La UE, infatti, offre anche all’Italia la possibilità di passare ad un pagamento annuale uniforme per ettaro. Gli agricoltori presentano annualmente la domanda con le superfici ammissibili e ricevono un contributo economico senza la necessità di possedere i titoli.

La vera novità è già contenuta nella denominazione di questo aiuto, che viene finalmente chiarito dalla Ue: si chiama pagamento di base per il sostegno al reddito per la sostenibilità. Cioè un aiuto diretto per colmare il divario tra il reddito degli agricoltori e quello degli altri settori, ma condizionato a degli impegni ambientali a cui l’agricoltore deve sottostare. La seconda importante novità è la decisione comunitaria di dimezzare, dal 1° gennaio 2023, il monte spesa destinato al pagamento di base provocando il dimezzamento del valore dei titoli PAC, ma destinando molte risorse in più alle voci di sostegno dei cosiddetti eco-schemi; impegni per l’ambiente da parte degli agricoltori nei terreni delle rispettive aziende, qualificando così la Politica agricola come una politica più uniformemente europea, equa e verde.

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