Dossier Agroeconomy

I FORMAGGI ITALIANI hanno ripreso la loro corsa sui mercati esteri. Dopo la lieve flessione in valore delle esportazioni nel 2020, il primo semestre del 2021 ha fatto registrare un incremento a doppia cifra delle spedizioni oltre frontiera, sia nelle quantità (+11%) che in valore (+13%) sullo stesso periodo dello scorso anno. A favorire il rimbalzo, sottolinea Ismea, è stata la ripresa dei consumi fuori casa nei principali Paesi clienti, dopo l’allentamento delle misure restrittive determinate dalla pandemia e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, la rimozione dei dazi che da ottobre del 2019 a febbraio 2021 hanno gravato sui formaggi diretti verso il mercato a stelle e strisce. Particolare attenzione merita la brillante prestazione sul mercato statunitense, sottolinea Assolatte: in due soli mesi senza dazi l’export caseario è passato dalle stalle alle stelle.

Dal -76% di inizio anno, con la sospensione dei super dazi è iniziato un eccezionale recupero e, se continua il trend degli ultimi due mesi, per la prima volta i nostri formaggi sfonderanno il tetto delle 40.000 tonnellate. Un record assoluto. Ma non solo Stati Uniti, perché anche in Canada le imprese italiane stanno mettendo a segno un risultato eccezionale dopo l’altro, e dove a fine anno si potrebbero sfiorare le 8.000 tonnellate di formaggi esportati, riconquistando la medaglia d’oro per i formaggi di qualità. "La ripresa era nell’aria – dice Paolo Zanetti, presidente Assolatte – e ci sembra che il clima migliori di settimana in settimana, anche dove, per mesi, abbiamo sofferto. Non si tratta di un banale rimbalzo dopo le perdite negli scorsi mesi. Viaggiamo a tassi medi di crescita del 10% rispetto al periodo precedente la pandemia. In un solo quadrimestre abbiamo superato il miliardo di euro di vendite di formaggi all’estero".

Nel 2020, nonostante lockdown e conseguente forte rallentamento del commercio mondiale, l’Italia ha esportato 463mila tonnellate di formaggi e latticini (+1,7% sul 2019) per un controvalore di 3,1 milioni di euro (-3%), mantenendo il titolo di terzo esportatore mondiale, dietro Germania e Paesi Bassi e confermandosi il primo fornitore di Francia (principale mercato di sbocco del comparto a livello globale) e Stati Uniti (primo Paese extra Ue).