Martedì 16 Aprile 2024

Con la nuova Pac Bruxelles spinge sul green

Con la nuova Pac Bruxelles spinge sul green

Con la nuova Pac Bruxelles spinge sul green

È STATA approvata definitivamente a fine novembre la nuova politica agricola comune (Pac) di 270 miliardi di euro per il 2023-2027, che vale un terzo dell’intero budget e che prenderà il via dal 2023. Una riforma che era in lavorazione da oltre tre anni ed è già stato criticata come poco ambiziosa specie perché in molti sostengono che non sia sufficiente per incentivare un’agricoltura compatibile con gli obiettivi di mitigazione climatica. Gli ecoschemi ed i piani d’azione nazionali sono le due misure principali introdotte con la nuova Pac, con il compito di garantire il lato verde della politica agricola comunitaria. Gli ecoschemi sono pagamenti diretti vincolati al raggiungimento di alcuni standard ambientali o climatici in linea con il Green Deal. Le aziende che si impegnano a usare certe pratiche agricole ricevono in cambio un pagamento. I piani nazionali devono riempire di contenuti questi schemi, dettagliando quali pratiche favorire. A gennaio arriveranno a Bruxelles le proposte degli Stati membri, compreso quelle italiane, e vedremo quanto siano allineate agli obiettivi ambientali.

Ad oggi sembra che il compromesso sia la vera caratteristica di questa riforma. Esemplificativo il caso della rotazione delle colture, una pratica millenaria. La nuova Pac l’aveva riproposta come obbligatoria per le aziende sopra i trenta ettari per ricevere fondi. L’obiezione delle organizzazioni agricole è stata netta, proponendo una serie di esenzioni al requisito della rotazione in favore della possibilità di optare per la “diversificazione delle colture”, che pur, secondo alcuni esperti, non offre gli stessi tipi di benefici per il suolo. Ma la lobby agricola, capitanata dal governo francese, ha insistito sul fatto che regole troppo vincolanti sulla rotazione delle colture avrebbero nuociuto all’economia aziendale. Del resto, le monocolture di mais e grano sono presenti non solo in Francia e per questo si sono allineati alla posizione molti altri Paesi. Il risultato finale è stato che gli Stati membri possono autorizzare la diversificazione delle colture e che tutte le aziende agricole di dimensioni inferiori a dieci ettari sono esenti, ossia la stragrande maggioranza delle aziende agricole nella Ue.

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