Venerdì 19 Aprile 2024

Agro-energie, il Pnrr può fare cambiare marcia

LA SOVRANITÀ ENERGETICA passa dall’agricoltura, anzi dalle agroenergie. "Più investimenti nelle rinnovabili e nell’impiego di tecniche agroambientali più innovative quali l’utilizzo del digestato". È l’appello agli agricoltori di Gabriele Lanfredi, numero uno del gruppo CGBI-Confederazione dei bieticoltori che riunisce oltre 5200 aziende agricole, oggi al vertice del comparto agro energetico italiano. Dalla Lombardia al Veneto all’Emilia-Romagna, CGBI è in road-show per approfondire le opportunità offerte dal Pnrr. Il modello di sviluppo si focalizza, da un lato, sulla produzione di biometano agricolo (biocarburante di nuova generazione), attraverso la costituzione di nuove società agricole consortili, dall’altro sull’implementazione del parco agri-solare e successivamente delle comunità energetiche. Lanfredi pone soprattutto l’accento sui benefici e le potenzialità della rivoluzione agro-energetica: "Il PNRR è l’occasione per cambiare marcia, innovare le aziende agricole e renderle più competitive. Se sapremo lavorare bene, il Paese potrà disporre di una grande produzione di biometano agricolo, integrata a quella elettrica da biogas e fotovoltaico".

Il nuovo decreto biometano mette in campo 1,9 miliardi per la riconversione degli impianti esistenti e circa 2,6 miliardi per il fotovoltaico (in particolare 1,5 per il fotovoltaico sui tetti degli edifici agricoli e 1,1 per l’agrivoltaico a terra). Soldi che vanno impiegati entro il 2026 e per i quali si aspettano i bandi. Il mondo agricolo è impegnato, da tempo, sul fronte delle agroenergie: "Come Cgbi varammo un progetto unico in Europa, già nel 2010, che con la valorizzazione dei sottoprodotti della filiera bieticola ha creato un’economia circolare di integrazione del prezzo delle barbabietole da zucchero che ha salvato il settore", dice Lanfredi. Il gruppo è infatti presente nel Parmense e nel Piacentino, con cinque impianti biogas e due progetti volti alla produzione di biometano. "Vogliamo riproporre la stessa forma societaria già collaudata nel comparto biogas, ma coinvolgendo maggiormente le aziende zootecniche nella costituzione di società agricole consortili, per realizzare impianti di biometano della capacità di 250 mcora - rimarca Lanfredi – seguendo l’evoluzione del progetto "Agri.Bio.Metano" che tra le matrici conferite ha in prevalenza effluenti zootecnici. Alle cooperative CGBI spetterebbero invece compiti gestionali, inclusi quelli finanziari". Biogas (che fa energia elettrica) e il biometano (che è un carburante) oltre al fotovoltaico e agrivoltaico sono le direttrici lungo cui l’agricoltura può contribuire all’autosufficienza energetica per il Paese, creando anche reddito per le aziende agricole. Anche le biomasse forestali possono contribuire a sostituire l’uso dei combustibili fossili. "Già oggi oltre 16,6 milioni di tonnellate di biomasse legnose sono destinate, ogni anno, alla produzione di energia termica, con un fatturato che raggiunge i 4 miliardi di euro – dice CIA Agricoltori Italiani –. I biocombustibili legnosi sono estremamente più convenienti di quelli fossili. Occorre ora puntare sullo sviluppo della filiera foresta-legno-energia". Intanto il primo trattore alimentato a biometano è stato presentato dalla Coldiretti nel novembre scorso. Si tratta del New Holland T6 Methane Power che si può rifornire direttamente dalla rete gas o da specifiche stazioni a biomassa, con la stessa potenza di un diesel ma con una riduzione del 30% dei costi e un abbattimento drastico delle emissioni.