Agrifood, un anno chiave Prossima fermata, Dubai

All’Expo Universale, da ottobre a marzo, progetti e storie raccolti dalla Fondazione Prima

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Digitale, dinamiche di co-creazione, innovazione a tutto campo, sostenibilità. Quello che si è appena aperto sarà un anno chiave per l’agroalimentare. E il futuro del grande settore parte dai piccoli laboratori di idee, come il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, dove ha sede il Segretariato italiano di Prima (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), che è il punto di raccordo tra mondo della ricerca, dell’innovazione e delle nuove generazioni di imprenditori. Prossima fermata, Dubai.

All’esposizione universale che si svolgerà da ottobre a marzo, infatti, i progetti e le storie raccolti da Prima saranno l’esempio di un nuovo modo di intendere l’agrifood. Un percorso iniziato a Siena a fine 2019, con la manifestazione Agrifood Next, e proseguito all’insegna dell’innovazione. "Tra le tante cose che il 2020 ci ha insegnato – commenta Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab – c’è la forte relazione tra quello che mangiamo, il modo in cui viene prodotto e la nostra salute. Anche il salto di specie del coronavirus, per esempio, è stato causato dalla poca attenzione alle pratiche sostenibili. E questo conferma che certe evoluzioni non sono più rimandabili".

Il timore che le filiere internazionali potessero interrompersi, a causa del virus, ha reso ancora più centrale il problema di un settore che da quelle filiere ormai è strettamente dipendente, per produzione e mercato. E se da una parte è arrivato forte il richiamo a diventare più autonomi, dall’altra la consapevolezza di un mondo globalizzato e interdipendente ha ribadito la necessità di lavorare a nuove forme di sostenibilità, che deve essere sia ambientale sia economica. La visione che esce dal laboratorio senese è una ricetta a base di innovazione, che trova nel cambio generazionale in atto, nel mondo delle imprese, un forte alleato. "In un anno impegnativo su molti fronti – afferma Riccaboni – siamo riusciti a ottenere risultati importanti, e il Santa Chiara Lab è diventato un punto di riferimento internazionale l’agrifood, puntando non solo al tema dell’innovazione ma anche al modo in cui trasferire i risultati della ricerca nei territori". Quello dell’agricoltura è senz’altro un ambiente conservatore, fatto di tradizioni che sono spesso sinonimo di qualità. Ma è al tempo stesso fatto di pragmatismo, sempre attento alle soluzioni migliorative. Questo ha aiutato lo scambio con il mondo della ricerca.

"Le risposte da parte degli imprenditori dell’agricoltura ci sono – conferma Riccaboni – un dialogo avviato con associazioni di categoria e consorzi. Gli imprenditori hanno capito la necessità di cambiare e rivolgersi a pratiche più sostenibili".

Soluzioni, cioè, in grado di usare meno risorse, ma al tempo stesso in grado di garantire maggiori profitti, riducendo le spese. Serre idroponiche, sistemi di irrigazione intelligenti, sensori disposti nel terreno, macchinari agricoli manovrati a distanza, modalità di conservazione in grado di allungare la durata del cibo senza l’uso di conservanti artificiali. Sono solo alcune delle sfide che sono passate da queste parti, raccontate sul portale Poi (Prima Observatory on Innovation) e già apprezzate dal pubblico del Maker Faire Rome 2020, dove il Santa Chiara Lab ha aperto una finestra sul futuro del settore.

Riccardo Bruni

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