Roma, 19 ottobre 2013 - L’economia italiana sta attraversando una fase "molto difficile" e la "gran parte delle famiglie" è costretta a "gravi sacrifici". Lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo al 'Forum del libro' a Bari. "Viviamo una congiuntura economica molto difficile - ha detto Visco - che sta imponendo gravi sacrifici a gran parte delle famiglie italiane". "Non è solo la conseguenza - ha spiegato il governatore - della peggiore recessione dal dopoguerra, innescata dalla crisi finanziaria del 2007-08 e aggravatasi con le tensioni sui debiti sovrani dal 2011. È il risultato di un forte e diffuso indebolimento della capacità del nostro Paese di crescere e competere".

ISTRUZIONE E LAVORO - "I dati Eurostat mostrano che 'studiare conviene' perché rende più probabile trovare un lavoro": nel 2011 in media nell’Ue lavorava l’86% dei laureati contro il 77% dei diplomati. "In Italia, tuttavia, studiare conviene meno: per i laureati tra i 25-39 anni, la probabilità di essere occupati era pari a quella dei diplomati (73%) e superiore di soli 13 punti percentuali a quella di chi aveva conseguito la licenza media". Lo ha sottolineato il governatore di Bankitalia. Visco segnala che  il livello di istruzione dei giovani è "ancora distante da quello degli altri paesi avanzati. Questo è particolarmente grave". Il governatore di Bankitalia, parla di un "analfabetismo funzionale" caratterizzato da competenze inadeguate, sottolineando la necessità di investire in "capitale umano".

SCUOLA E UNIVERSITA' - Di fronte ai ritardi italiani in materia di istruzione e di competenze, "è fondamentale il rilancio della scuola e dell’università". Secondo Visco "risorse adeguate andrebbero previste per sistematiche azioni di recupero e sostegno delle scuole in maggiore difficoltà, concentrate nelle regioni del Mezzogiorno, e per il contrasto alla dispersione scolastica".

LA DIMENSIONE DELLE IMPRESE - "Occorre un salto di qualità del settore produttivo - ha detto il governatore - abbiamo bisogno di imprese più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate. La politica deve agire per creare le condizioni favorevoli all’attività d’impresa e alla riallocazione dei fattori produttivi verso le attività in espansione". "In questi anni - ha aggiunto Visco - non è mancata la spinta riformatrice, ma si è sviluppata in modo non sempre organico. In molti casi il processo di attuazione stenta a completarsi e le amministrazioni tardano a modificare i loro comportamenti".