Milano, 4 settembre 2013 - Per il quinto anno consecutivo, la Svizzera si conferma il Paese più competitivo a livello mondiale. A premiarla con la medaglia d’oro è il consueto rapporto annuale del World Economic Forum, diffuso oggi. "Lo scenario macroeconomico della Svizzera è uno dei più stabili al mondo, mentre molti dei Paesi vicini si confrontano con delle difficoltà", spiega l’organizzazione internazionale. Non solo. A coronare la Svizzera anche la sua propensione all’innovazione e la rete di istituzioni, i due elementi considerati chiave per la competitività di un Paese.

Guardando alla classifica, in seconda e in terza posizione si mantengono Singapore e Finlandia. Giù dal podio, ma comunque nei primi posti la Germania, che sale di due gradini (al quarto posto), e gli Stati Uniti che invertono la tendenza al ribasso intrapresa da quattro anni per guadagnare due posti e occupare la quinta posizione. Hong Kong (settima) e Giappone (nona) hanno ridotto lo scarto che le separava dalle economie più competitive, mentre Svezia (sesta), Paesi Bassi (ottava) e Gran Bretagna (decima) hanno perso terreno.

In Europa, gli sforzi fatti per lottare contro l’indebitamento pubblico e la possibile rottura dell’euro hanno deviato l’attenzione dai problemi strutturali e più fondamentali legati alla competitività. Così i Paesi del Sud Europa arretrano nella classifica. L’Italia è tra questi scendendo alla 49esima posizione dalla 42esima dell’anno scorso. La Spagna finisce alla 35esima posizione, il Portogallo alla 51esima e la Grecia addirittura alla 91esima posizione. "Questi Paesi devono rimediare alla mancanza di efficacia e flessibilità dei loro mercati - commenta il World Economic Forum - devono promuovere l’innovazione e migliorare l’accesso al finanziamento al fine di aumentare la competitività nell’intera regione". Il suggerimento viene rivolto anche ai grandi Paesi emergenti, che devono incoraggiare i loro settori, privato e pubblico, e mettere in atto le riforme indispensabili. Tra i cinque Paesi Brics, la Cina (29esima) resta largamente in testa, seguita dal Sudafrica (53esima) e dal Brasile (56esima) e poi l’India (60esima) e la Russia (64esima). Solo la Russia migliora, guadagnando tre posti, mentre il Brasile perde ben otto posizioni.

L'EUROPA FUORI DALLA RECESSIONE, MA L'ITALIA... - Il Pil dell’eurozona è cresciuto dello 0,3% nel secondo trimestre del 2013. Lo riferisce Eurostat, che conferma l’uscita dalla recessione dell’area della moneta unica, dopo sei trimestri consecutivi di cali. L’istituto statistico non ha toccato la prima stima del 14 agosto scorso. Su base annua il Pil dell’eurozona registra tuttavia ancora un calo dello 0,5%. Per l’Italia il dato sul Pil mostra una contrazione su base trimestrale dello 0,2%, tra i peggiori dell’eurozona con Cipro (-1,4%), Slovenia (-0,3%) e Olanda (-0,2%).

Nel complesso dell’Ue a 27 Paesi, esclusa la Croazia entrata a far parte dell’Unione il 1 luglio, il Pil è cresciuto dello 0,4% nel secondo triumestre sui tre mesi precedenti, mentre mostra una variazione nulla su aprile-giugno 2012. Tra gli Stati membri mostrano espansioni della produzione economica il Portogallo (+1,1%), che svetta tra i Paesi Ue, seguito da Germania, Litunia, Finlandia e Regno Unito (tutti +0,7%). Eurostat sottolinea che nel secondo trimestre del 2013 la spesa dei consumatori è cresciuta dello 0,2% sia nell’eurozona sia nell’Ue a 27, mentre le esportazioni sono salite rispettivamente dell’1,6% e dell’1,7%. Le importazioni sono aumentate dell’1,4% nell’area della moneta unica e dell’1,2% nel complesso dell’Unione.