Torino, 30 ottobre 2012 - Fiat non chiuderà nessuno stabilimento in Italia. Ad assicurarlo agli analisti è la stessa azienda, spiegando che la scelta è stata fatta rispetto a una seconda opzione che era quella di rimanere focalizzati su un mercato di massa non premium e di razionalizzare la capacità produttiva chiudendo uno o più impianti.

Il Lingotto ha infatti deciso di "fare leva sui grandi marchi storici premium come Alfa Romeo e Maserati, riallineare il portafoglio prodotti e riposizionare l’attività per il futuro". Viene sottolineato che viene scelta questa seconda opzione rispetto ad una prima che consisteva in "rimanere focalizzati su un mercato di massa non premium e razionalizzare la capacità produttiva chiudendo uno o più impianti". Il gruppo punta, dunque, sulla via del rilancio in Europa perché ha una capacità produttiva installata aggiornata e una capacità residua limitata al di fuori del Vecchio Continente. In più la Fiat "ha almeno tre marchi che hanno capacità di competere nei segmenti ad alto margine". Inoltre Fiat-Chrysler ha sviluppato negli ultimi tre anni le architetture e le meccaniche per entrare nei segmenti premium. Infine Fiat-Chrysler ha accesso al mercato Nafta e nell’asiatico Apac.

Fiat ritiene "raggiungibile" il break even in Europa nel 2015-2016. Dalla documentazione emerge anche che per il 2012 il gruppo conferma una perdita operativa di circa 700 milioni di euro e per il 2013 le previsioni puntano a un mercato europeo piatto, con una perdita nell’area Emea "attesa a un livello simile o leggermente inferiore". Le azioni sul piano prodotti e l’impegno di capitali sui siti produttivi italiani "dipenderanno dal rispetto e dall’attuazione dei nuovi accordi sindacali, richiederanno 24-36 mesi per la loro attuazione e permetteranno a Fiat-Chrysler di recuperare alcune quote di mercato in un mercato più razionale e di agire come base per l’export per le vendite in altre regioni".

MARCHIONNE - Parlando agli azionisti l'amministratore delegato Sergio Marchionne ha spiegato che la cautela sugli investimenti Fiat "è stata una scelta saggia" che anche "altri hanno considerato una scelta di efficienza industriale". Il manager ha anche definito "importante la conferma degli obiettivi 2012". Per Marchionne, inoltre, Fiat "non è più un player marginale".

L'a.d. ha rilevato "lo straordinario lavoro di convergenza fatto con l’integrazione di Chrysler" e ha sottolineato che "siamo riusciti a ripagare i debiti verso il Governo americano e quello canadese, abbiamo rilanciato la Maserati e lanciato la Viaggio in Cina e continuiamo gli sforzi per industrializzare il brand e trarre vantaggio dalla crescita del mercato nella regione". Marchionne ha anche assicurato che "la produzione Jeep non verrà spostata dagli Stati Uniti alla Cina".

Tornando al nostro Paese, l'amministratore delegato del Lingotto ha detto, senza mezzi termini, che "la Lancia ha un appeal limitato" fuori dall’Italia, al contrario di Alfa Romeo e Maserati "che hanno grandi potenzialità". "Dbbiamo smettere di illuderci di poter ricreare l’immagine storica di Lancia - ha aggiunto -. Dobbiamo ‘proteggere’ la Ypsilon, che ha un ruolo significativo in Italia ma che è la sola economicamente sostenibile".

INVESTIMENTI IN ITALIA - In serata, nel corso di un incontro tra Marchionne e i sindacati, la Fiat ha annunciato che gli investimenti in Italia riprenderanno coinvolgendo tutti gli stabilimenti. In particolare, a Mirafiori l'azienda produrrà, oltre all’Alfa Romeo Mito, una famiglia di vetture di alta gamma destinate ai mercati europei ed internazionali, a Melfi i suv e a Cassino, grazie alla piattaforma già definita con Chrysler, nuovi modelli anche per l’export.

Secondo quanto riferito dal leader della Uil Luigi Angeletti, "il primo investimento partirà in questi giorni a Melfi", ma l'a.d. del Lingotto non ha fornito nè date nè cifre sugli importi degli investimenti. "Entro il 2015 tutti gli stabilimenti Fiat saranno saturati con l’impiego di tutti gli attuali dipendenti in Italia - ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni -. Il fatto che nessuna fabbrica in Italia chiuda, mentre Ford e Peugeot hanno annunciato lo stop di stabilimenti, è di grande rilievo".