Milano, 4 settembre 2012 - L’effetto-contagio nella zona euro è il motivo principale dello spread Btp-Bund su valori molto elevati oltre i 400 punti, perché se si considerano solo i fondamentali economici di Italia e Germania lo spread dovrebbe essere a quota 200. Lo afferma uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia nella collana ‘Questioni di economia e finanza’, che contiene stime econometriche realizzate di recente in Via Nazionale. Secondo il paper, la dinamica delle determinanti macroeconomiche e fiscali fondamentali (crescita economica, condizioni fiscali, rischi finanziari) a partire dall’estate del 2011 non sarebbe sufficiente a giustificare il forte incremento dei premi per il rischio occorso in alcuni paesi, tra cui l’Italia.

Vari modelli - sottolinea lo studio dal titolo ‘Stime recenti dei premi per il rischio sovrano di alcuni Paesi dell’area euro’ - indicano infatti che, sulla base dell’andamento dei fondamentali economici del Paese, il premio per il rischio sulla scadenza dei 10 anni, misurato dal differenziale di rendimento fra il Btp e il corrispondente Bund tedesco, dovrebbe collocarsi su valori dell’ordine dei 200 punti base (contro un livello di circa 450 punti base nella media di giugno del 2012).
Ampie differenze - aggiunge il paper - tra gli spread stimati e quelli correnti si riscontrano anche per scadenze più brevi: 180 punti base contro 410 sulla scadenza a due anni, e 270 punti base contro 490 su quella a cinque anni.

DRAGHI, L'ACQUISTO DI BOND E LA SOPRAVVIVENZA DELL'EURO - “Francamente, tutto questo ha molto a che fare con la sopravvivenza dell’euro". E’ stato quantomai esplicito ieri il presidente della Bce Mario Draghi, nel difendere la necessità di procedere ad acquisti calmieranti di titoli di Stato durante una audizione al Parlamento europeo. Audizione a porte chiuse di cui già ieri erano trapelati alcuni contenuti, e della quale oggi Bloomberg ha pubblicato stralci dell’intervento di Draghi. "Ora come ora - ha detto il presidente della Bce - non possiamo perseguire la stabilità dei prezzi in una area euro frammentata dove le modifiche ai tassi (centrali) influenzano solo una o due economie", mentre a causa dei pesanti differenziali sui tassi dei titoli di stato sono “ininfluenti” su alri paesi.

ASMUSSEN, IN ITALIA TASSI PER PMI AL 6,24%, IN GERMANIA AL 4% - La Bce ha diffuso di recente una serie di dati dai quali emerge "in modo impressionante che per avere un prestito da uno a cinque anni fino a un milione di euro, le piccole imprese in Spagna pagano al momento un interesse del 6,5%, un nuovo record dal 2008, quelle italiane il 6,24% e quelle tedesche il 4%, e questo con lo stesso tasso di riferimento". Lo ha sottolienato Joerg Asmussen, membro del Comitato esecutivo della Bce, in un discorso a Francoforte, ribadendo che “il tasso di riferimento, che dovrebbe ‘guidare’" l’economia, "ha ormai un impatto limitato". I mercati, ha ribadito, "scontano un collasso dell’Eurozona" e questo tipo di dubbi “sistemici” sul futuro dell’unione monetaria “non sono accettabili” e hanno conseguenze pesanti per la politica monetaria comune come è successo con l’ultimo taglio del tasso di riferimento, deciso dalla Bce in luglio, che “si fa sentire in modo non omogeneo, o in parte non si fa sentire affatto sull’economia reale”. Tutto questo è da ricondursi “alla frammentazione dei mercati finanziari - ha detto - siamo testimoni in questo momento di una rinazionalizzazione” di quella che deve essere un’area monetaria comune.

MOODY'S - Le parole di Mario Draghi sulla legittimità di possibili interventi della Bce nell'Eurozona volti a 'raffreddare' le pressioni sui titoli di stato non sembrano rassicurare Moody’s. L'agenzia di rating, pur confermando la 'tripla A', ha portato da “stabile” a “negativo” il rating dell’Unione europea, giustificandolo con le prospettive negative assegnate ai principali Paesi membri.

“E’ ragionevole supporre che la capacità di credito dell’Unione europea si muova in linea con quella dei suoi Stati membri più forti”, ha scritto l’agenzia, citando quindi le prospettive negative di Regno Unito, Francia, Germania e Paesi Bassi.

I MERCATI - Le borse europee chiudono in calo una seduta segnata inizialmente dalle prese di beneficio, che non avevano colpito però i listini italiani e spagnoli, trainati dalle aperture della Bce agli acquisti di titoli di Stato a tre anni. Il dato poco confortante sull’indice Ism manifatturiero e il conseguente avvio negativo di Wall Street hanno in seguito peggiorato il morale degli investitori. Resiste in controtendenza l’Ibex di Madrid, che avanza dello 0,73% a 7.488,2 punti. Ha invece girato in negativo a fine sessione l’Ftse Mib di Piazza Affari, che cede lo 0,29% a 15.222,63 punti. Il Dax di Francoforte perde l’1,17% a 6.932,58 punti, l’Ftse 100 di Londra segna -1,5% a 5.672,01 punti, il Cac 40 di Parigi arretra dell’1,58% a 3.399,04 punti.