Mercoledì 24 Aprile 2024

Produzione vini DOC: cosa dice il disciplinare

La produzione di vino deve seguire un disciplinare molto rigido: scopri quale!

produzione vini DOC

produzione vini DOC

Si sente parlare spesso di vini DOC, IGP, DOCG, come di molti altri prodotti alimentari distinti da etichette particolari che intendono evidenziarne una particolare caratteristica o qualità

Ma tutte queste sigle in realtà cosa significano? 

Lo scopo delle sigle appena citate è quello di privilegiare l’etichetta di alcuni prodotti alimentari che seguono il cosiddetto “Disciplinare”, ovvero le linee guida a cui si devono attenere i produttori di una determinata zona delimitata, regionale o molto più spesso locale per avere in etichetta la menzione.

Marchio DOC: significato

Con la sigla DOC, che è l’acronimo per Denominazione di Origine Controllata, si intendono quei vini che vengono prodotti con uve raccolte in una determinata zona. Il marchio DOC che viene apposto sulle etichette di vino serve per individuare un prodotto di qualità con caratteristiche ben precise. 

Naturalmente, si tratterà di un contenuto di alta qualità, che dovrà rispettare dei criteri di produzione come gradazione, caratteristiche organolettiche e affinamento in botte stabiliti dal Decreto Ministeriale potendo così ottenere la dicitura DOC.

La Denominazione di origine controllata, DOC, rappresenta un valore aggiunto per l’economia italiana. Attraverso tale etichetta è possibile proteggere ed esportare prodotti nazionali all’estero. 

Prima di essere messo in commercio, un vino DOC viene analizzato per verificare che rispetti i requisiti previsti dal disciplinare. Di solito, un vino DOC ha mantenuto la denominazione IGT (Indicazione Geografica Tipica) per almeno 5 anni.

Origini sigla DOC

DOC è una sigla storica: i primi prodotti sono stati riconosciuti già nel 1966 e la prima legge in materia ha già compiuto 50 anni (D.P.R. 930/1963). Le denominazioni di origine rappresentano un valore aggiunto da poter spendere sia in etichetta sia in materia di monetizzazione, rafforzando significativamente l’esportazione italiana.

Differenze DOC e DOCG

Solitamente un vino DOC è un vino che mantenuto la denominazione IGT (Indicazione Geografica Tipica) per almeno 5 anni; mentre un vino che è stato almeno 10 anni tra i DOC può diventare DOCG. Quest’ultimo, infatti, è un marchio che attribuisce ancora più prestigio alla bottiglia. 

Ovviamente non tutte le DOC diventano DOCG. Questo “passaggio” avviene solo per i vini che superano determinate analisi organolettiche e chimico-fisiche che servono a stabilire che il vino esaminato rispetti i requisiti previsti dalla disciplinare.

Questi specifici esami vengono effettuati sia in fase di produzione sia durante la fase di imbottigliamento, quando una commissione procede all’assaggio.

Solo se il vino supera questi test può fregiarsi della dicitura DOCG sull’etichetta.

I vini DOC e DOCG hanno ulteriori classificazioni:

  • Un vino “classico” è quello prodotto in una zona DOC o DOCG con una storia prestigiosa;
  • Un vino “riserva” è un vino che ha subito un processo di invecchiamento superiore a quello previsto;
  • La categoria “superiore”, invece, indica un vino DOC o DOCG ottenuti da vitigni che hanno una resa per ettaro inferiore al 10% rispetto a quanto previsto dal disciplinare di riferimento.

Disciplinare: cosa regola

In generale il disciplinare regola per i produttori le caratteristiche topografiche e di produzione di un determinato vino. Queste sono:

  • La zona specifica geografica di produzione, con l’indicazione esatta di quali sono i limiti della zona;
  • I vitigni autorizzati alla produzione del vino protetto dal disciplinare, con riferimento all’iscrizione agli appositi albi;
  • La natura e tipologia del terreno su cui si coltivano i vigneti autorizzati, ivi incluse le altitudini;
  • Le rese delle uve per ettaro e delle uve in vino per proteggere la denominazione da un eccessivo sfruttamento e quindi decadimento qualitativo;
  • Le tecniche di vinificazione e di invecchiamento;
  • Tutte le caratteristiche del vino finito, includendo il grado alcolico minimo, quello zuccherino altrimenti detto estratto secco, l’acidità e le proprietà organolettiche;
  • Eventuali indicazioni aggiuntive di specificità come vigna, riserva, classico, vendemmia tardiva, ed altri che possono indicare la tipologia del vino;
  • Tutte le menzioni da indicare in etichetta.