Moscato d'Asti, come è nato questo vino

Considerato il vino della festa e della gente, il Moscato d’Asti è un vino dolce e fragrante per eccellenza.

Moscato d'Asti

Moscato d'Asti

Spesso il Moscato d’Asti viene confuso con lo spumante d’Asti, ma trattandosi di due vini completamente differenti, è utile approfondire meglio la conoscenza del Moscato, un famoso vino bianco italiano che nasce in una delle regioni più celebri d’Italia per la produzione vinicola, il Piemonte.

Considerato il vino della festa e della gente, il Moscato d’Asti è un vino dolce e fragrante per eccellenza; è la sintesi del lavoro generato dalla vite di Moscato, dalle terre bianche di collina e da un cielo dibattuto ogni giorno tra il sole e le nubi.

Origine Moscato d’Asti

I documenti più antichi che citano la coltivazione del Moscato in Piemonte sono dei primi anni del 1300. Il termine "Moscato" compare proprio nel Medio Evo con il significato di "profumato".

Il Moscato bianco ha trovato in Piemonte, nelle terre comprese tra Alessandria, Asti e Cuneo le condizioni climatiche e ambientali ideali per prosperare. Le prime testimonianze scritte risalenti al XIV secolo rimandano esattamente a Canelli, dove in alcuni documenti ritrovati viene citato esplicitamente il Muscatellum vinum.

L’origine del nome Moscato resta ancora un mistero; secondo le voci più accreditate esso potrebbe derivare dalla parola “muschio”, per via del tipico aroma muschiato.

Nell’astigiano la produzione artigianale del Moscato è stata portata avanti dalle famiglie contadine per secoli e ancora oggi, nonostante le competenze raggiunte in campo enologico e l’utilizzo delle tecnologie più moderne, resta ancorata alla propria terra, alle tradizioni contadine e al duro lavoro nei vigneti in collina.

Il Novecento è il secolo del trionfo “giuridico” del Moscato d’Asti: il 17 dicembre 1932 venne fondato il Consorzio di Tutela dell’Asti – riconosciuto ufficialmente due anni dopo – che s’impegnò per ottenere la Denominazione di Origine Controllata (DOC). Lo scopo venne raggiunto nel 1967, quattro anni dopo l’emanazione delle norme per la tutela delle denominazioni di origine dei mosti e dei vini.

Caratteristiche Moscato d’Asti

Il Moscato d’Asti è il vino dolce più bevuto al mondo, l’1 febbraio 1994 ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) e fa parte di una delle famiglie di vitigni più grandi e variegate tra tutte quelle conosciute.

Il Moscato d’Asti non è un vino adatto all’invecchiamento ed è quindi preferibile consumarlo ancora giovane: si consiglia di non superare l’anno e mezzo di età, per poter gustare il prodotto nelle sue migliori condizioni. 

Il suo aroma muschiato è il vero protagonista in bocca che, insieme alla dolcezza che richiama frutti come albicocche e pesche, ma anche profumi come quelli del tiglio e del glicine, da origine ad un prodotto unico al mondo. Questo suo gusto particolare lo rende ideale da abbinare con tutti i tipi di dolci, più complicato da abbinare alle altre portate. Un abbinamento un po’ atipico ed azzardato è quello che viene fatto con i piatti della cucina indiana, salati e speziati al punto giusto da creare un piacevole contrasto con il Moscato d’Asti.

Il colore del Moscato d’Asti è di un giallo paglierino, più o meno intenso.

Produzione Moscato d’Asti

Prodotto con il 100% di uve di Moscato Bianco, il Moscato d’Asti è un vino dolce che condivide la zona di produzione, nonché la denominazione DOCG, con un parente piuttosto ingombrante, lo spumante d’Asti. 

La differenza tra i due vini è evidente già dalla denominazione: con Moscato d’Asti ci si riferisce al vino bianco, mentre con Asti Spumante ci si riferisce ad un vino spumante. 

Sono 51 i comuni piemontesi in cui si coltiva il Moscato Bianco che darà poi origine al Moscato d’Asti: si tratta solo di territori collinari, ideali per questo vitigno.

La coltivazione si estende per circa 10.000 ettari, le aziende viticole interessate sono 3.700. La produzione annuale supera gli 85 milioni di bottiglie, di cui 54 milioni di Asti e 31 milioni di Moscato d'Asti. L'85% circa della produzione viene esportata.