Venerdì 19 Aprile 2024

Come viene prodotto il Prosecco

Il prosecco è il vino italiano più esportato all'estero; nel 2014 ha perfino superato per la prima volta lo Champagne per numero di bottiglie vendute nel mondo.

Come viene prodotto il Prosecco

Come viene prodotto il Prosecco

Il prosecco è il vino italiano più esportato all'estero; nel 2014 ha perfino superato per la prima volta lo Champagne per numero di bottiglie vendute nel mondo.

Dal 2019 le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono inserite nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Quali sono i motivi alla base del successo sempre crescente di questo prodotto, diventato ormai un vanto del Made in Italy nel settore enogastronomico? Sicuramente, la ragione principale va ricercata nel metodo produzione Prosecco, che deve rispettare un rigoroso disciplinare.

Prosecco: caratteristiche

Il Prosecco è un vino bianco a Denominazione di Origine Controllata prodotto in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia.

Divenuto noto negli anni novanta come Prosecco IGT (indicazione geografica tipica), ha conseguito nel 2009 la denominazione di origine controllata (DOC).

Il Prosecco è uno spumante di immediata bevibilità, tra i suoi punti di forza i profumi floreali e i sentori freschi della frutta a polpa bianca. Vino estremamente versatile, ideale compagno a tutto pasto. Dalla raccolta delle uve alla commercializzazione trascorrono almeno 6 mesi. In mezzo c’è un metodo di produzione (chiamato “metodo Prosecco”), attento e rigoroso, che ne garantisce gusto e qualità.

Metodo produzione Prosecco

Il Prosecco segue un metodo di produzione che viene comunemente indicato come metodo Charmat o Martinotti.

Questo percorso produttivo prevede, successivamente alla vinificazione e alla filtrazione, la rifermentazione del vino su una base di lieviti e zuccheri all’interno di autoclavi pressurizzate. Queste strutture presentano un’intercapedine necessaria alla refrigerazione del vino. 

Il prodotto rimane in autoclave per una durata molto breve (15-20 giorni) se paragonata alla lunga fermentazione in bottiglia tipica del metodo Classico, adottato nella produzione dello Champagne.

La ragione per cui viene preferito l’utilizzo delle autoclavi nella produzione Prosecco risiede nel fatto che in tal modo vengono preservati gli aromi fruttati e delicati di questo vino.

A seconda della pressione cui viene sottoposto durante la produzione e il successivo imbottigliamento, il Prosecco avrà la qualità di vino frizzante o spumante. Quest’ultimo sarà più o meno dolce, in base alla quantità residua di zuccheri presente nel prodotto. Solitamente, il Prosecco viene commercializzato nelle versioni dry, extra-dry o brut.

Vitigni per prosecco

Il prosecco viene ricavato da uve bianche appartenenti all'omonimo vitigno (Prosecco per l'appunto), oggi meglio definito Glera; tale denominazione è stata introdotta nel 2009, in modo da non confondere fra loro vitigno e vino, tutelando maggiormente il marchio DOCG del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.

È un vitigno semi aromatico, cioè profumato e ben riconoscibile, ma non in maniera così perentoria come il Gewurztraminer o il Moscato per citare i due più eclatanti.

Da disciplinare la composizione del Prosecco deve essere 85% di Glera e il resto possono essere vitigni a bacca bianca come Verdisio, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, più raramente Chardonnay o Pinot grigio o bianco. I biotipi conosciuti sono: il Prosecco Balbi, Prosecco dal peccol rosso, Prosecco lungo, Prosecco tondo.

Prosecco e spumante: differenze

Lo spumante, trattandosi di una categoria di vini, può essere prodotto in qualsiasi zona e con qualsiasi vitigno

Il prosecco, invece, che è una DOC o DOCG, può essere prodotto solo in alcune zone del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e dai vitigni Glera, Verdiso, Pinot bianco, grigio o nero e solo con metodo Charmat. 

Il vino, in generale, viene prodotto tramite la fermentazione alcolica: gli zuccheri naturalmente presenti nell’uva si trasformano in alcol e anidride carbonica. Per ottenere uno spumante è necessaria una seconda fermentazione in modo da catturare l’anidride carbonica all’interno della bottiglia, creando, appunto, le bollicine.

Il metodo Charmat, invece, prevede che la seconda fermentazione avvenga in vasche d’acciaio inox e non in bottiglia. Il risultato è un vino fresco e aromatico, dai costi di produzione minori e subito pronto da bere