{{IMG_SX}}Tel Aviv, 5 marzo 2008 - Sta scatenando un putiferio l'articolo di un professore israeliano sulla rivista di filosofia 'Time and Mind' su uno dei punti di riferimento della religione e cultura ebraica: Mosè e le rivelazioni che avrebbe avuto sul monte Sinai per indirizzare il popolo eletto sulla retta via.

Prove concrete non ce ne sono. Ma secondo uno studioso della Università ebraica di Gerusalemme esiste la possibilità che sia stata legata ad effetti psichedelici di massa la consegna delle Tavole della Legge agli israeliti raccolti alle pendici del Monte Sinai. Proprio un brano della narrazione biblica lo ha incuriosito, quello in cui si afferma che ''tutto il popolo vide i tuoni e i fulmini e il suono di un corno e un monte di fumo''.

''Questa sembra la descrizione di una sinestesia, ossia la sovrapposizione di percezioni che appartengono a sensi diversi'' afferma il professor Benny Shanon, un docente di psicologia cognitiva. Lui stesso ha avuto modo di sperimentarla su se stesso negli anni Novanta quando in Amazzonia si imbatté in una sostanza di nome Ayahuasca. Una pianta non dissimile dalla 'mimosa hostilis' (in ebraico: shita') che era a portata di mano degli israeliti durante i 40 anni di peregrinazioni nel deserto.


Da anni Shanon va ricercando fra le pieghe delle narrazione biblica la conferma che i sacerdoti ebrei dell'epoca usavano stupefacenti e allucinogeni nei loro riti. Adesso ha deciso di divulgare le sue convinzioni con un articolo scientifico sulla rivista 'Time and Mind' che ha destato immediato scalpore.


E' stato come un balzo indietro nel tempo fino ai 'figli dei fiori degli anni Sessanta, perché Shanon rivaluta molto il ricorso a sostanze stupefacenti, fra cui l'Lsd e la 'cannabis': Shanon non esclude che anch'esso fosse diffuso fra i sacerdoti ebrei perche' etimologicamente ricorda le parole ebraiche 'Kney-Bosem', bastoncini profumati.
Che nel Sinai, all'epoca di Mose', ci fossero arbusti di 'shita' ' è assodato perche' proprio quel legno fu utilizzato per costruire l'Arca della Alleanza che avrebbe custodito le Tavole della Legge.

Dunque, appunto come le tribù indiane in Amazzonia, gli israeliti potevano approvvigionarsi di sostanze chimiche psicoattive estratte dalla mimosa, fra cui la Psycotria viridis. Avevano anche, secondo lo studioso, il Peganum Harmala che pure in apparenza conteneva sostanze narcotiche. Tracce evidenti di Peganum sono state trovate, secondo Shanon, anche a Qumran, sul mar Morto, dove risiedeva la setta ascetica degli Esseni.


''Per quale ragione - si interroga - avevano bisogno di sostanze psicoattive?''.
Altri studi, citati da Shanon, indicano che anche la 'manna' di cui gli israeliti si cibarono nel Sinai era forse un tipo di fungo dolciastro (noto in tempi antichi come 'Cibo degli Dei') che aveva caratteristiche enteogene, ossia allucinogene. Le tribolazioni degli ebrei nel Sinai furono dunque ''un lungo trip''? Shanon non lo afferma. Ma sostiene che nell'epoca biblica le sostanze allucinogene, utilizzate nel contesto di riti religiosi solenni e dopo rigorosi preparativi, erano ritenute utili per avvicinarsi al Divino. Lui stesso non le ritiene affatto negative sempreché, precisa, vengano usate ''in maniera responsabile''.