In soli dieci giorni i tedeschi riuscirono a penetrare per 550 chilometri nel territorio dell'Urss, conquistando facilmente un'area abitata da 20 milioni di russi, ucraini e bielorussi.

E' il fulminante inizio dell'Operazione Barbarossa, la campagna militare condotta nel giugno 1941 dai nazisti contro i sovietici. Ma fu solo l'abilità dei generali di Hitler a rendere possibile questa impresa o ci furono anche degli errori di valutazione, tattici e strategici da parte dell'Unione Sovietica, e di Stalin in particolare?

E' questa la domanda a cui vuole rispondere "Il silenzio di Stalin" (Corbaccio, p. 368) di Constantine Pleshakov, visiting professor al Mount Holyoke College e già autore di numerosi studi sulla Russia e sull'Unione Sovietica. Si tratta di un saggio che approda a tesi nuove e sorprendenti grazie all'utilizzo di fonti sovietiche finora inaccessibili e di una bibliografia quasi sconosciuta agli studiosi occidentali, un testo che secondo il "Library Journal" diventerà un «classico sulla Seconda guerra mondiale».

Ora, grazie a Pleshakov, sappiamo cosa successe in quei fatali dieci giorni. Stalin era pronto a una guerra contro la Germania, ma era convinto (nonostante i ripetuti avvertimenti delle sue spie in territorio tedesco e i timori dei suoi generali) che Hitler non avrebbe attaccato prima della primavera del 1942, dopo l'ipotetica capitolazione della Gran Bretagna. E per allora era pronto un piano d'attacco per anticipare le mosse dei nazisti. Invece Hitler sferrò il suo attacco il 22 giugno 1941, cogliendolo di sorpresa.

Stalin, riluttante ad ammettere il suo errore strategico, sperò per parecchie ore che quella dei tedeschi fosse solo una provocazione per sondare le reazioni dello stato maggiore sovietico e ritardò l'inizio delle ostilità, assentandosi addirittura dal Cremlino per ben due giorni. Le mosse poi finalmente decise furono ostacolate dall'impossibilità di inviare comunicazioni ai comandi locali, visto che i tedeschi avevano sabotato le linee.

Solo dopo dieci giorni l'Urss, con grande lentezza, iniziò a dare segni di ripresa. Il trattamento brutale inflitto dai tedeschi ai prigionieri sovietici impedì ai nazisti di sfruttare i diffusi sentimenti anticomunisti e antistaliniani. La vastità del territorio e il "generale inverno" diedero ai generali il tempo sufficiente a preparare le forze per il contrattacco. E Stalin, dopo lo smarrimento iniziale, utilizzò le armi del Terrore e del patriottismo russo. Furono questi gli elementi che consentirono all'Urss di sconfiggere la Germania di Hitler.