Mercoledì 24 Aprile 2024

Parole taglienti per non fermarsi

Le canzonette non sono solo parole in musica, ma molto di più. Sono l’espressione del pensiero di un’epoca

Francesco Guccini

Francesco Guccini

Le canzonette non sono solo parole in musica, ma molto di più. Sono l’espressione del pensiero di un’epoca e lo dice uno come me, che non canta neanche sotto la doccia. Ho sempre amato la musica, pur facendo fatica a ricordare i testi. E poi ricordo che da giovane, quando qualcuno intonava una canzone che conoscevo, provavo ad unirmi al coro ma venivo sempre guardato male. Sono stonato, e senza dubbio avrei rovinato l’atmosfera. Sono nato nel 1949 e la mia adolescenza ha dunque coinciso con la nascita dei canzonettari italiani e, soprattutto, con il sorgere di importanti movimenti politici e di pensiero. Parlo delle rivolte studentesche e giovanili della seconda metà degli anni Sessanta. In quel periodo, a partire dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, la partecipazione attiva al cambiamento era già molto sviluppata e le proteste contro il potere divampavano ovunque. In Italia la svolta arriva un po’ dopo, contestualmente al sorgere delle canzonette.

Fino ad allora, infatti, la musica era vissuta individualmente, ogni testo portava in sé, e faceva scaturire in ciascuno, un pensiero personale. Le musiche della fine degli anni Sessanta, invece, diventano voci collettive, le voci dei movimenti, della ribellione, delle sommosse. I giovani che alzano la voce contro i potenti, contro la ricchezza elitaria. Le canzoni diventano un vero e proprio modo di incitare le masse, di far crescere sentimenti comuni e dar voce a rabbie collettive. Quelle parole sanno racchiudere pensieri condivisi e diventano quindi il modo migliore per raggiungere chiunque. È un periodo di grandi trasformazioni, in cui la protesta assurge e a un ruolo importante contro lo stato esistente delle cose. E tra tutte le canzoni di quegli anni ce n’è una che ricordo in particolare, una canzone della quale proprio io, che non ricordo i testi, conosco ogni parola.

Si tratta di Contessa di Paolo Pietrangeli, una canzone politica a tutti gli effetti. Il testo, che unì le menti e i movimenti dei giovani, è quasi un manifesto risorgimentale che, con parole forti, riflette ancora oggi la rabbia contro le borghesie e i loro salotti. Musiche e parole tangenti al loro tempo, vere e proprie opere d’arte capaci di affrescare con pennellate indelebili il progredire del tempo e della storia. Altro che canzonette...