Martedì 23 Aprile 2024

Le Orme del prog portano a Roma

di Sandro Neri Un noto critico musicale, cresciuto alla leva del jazz, diceva: «Il mondo si divide in due parti: quelli che ascoltano i Genesis e quelli che non lo fanno». Lo confesso: io appartengo...

Il batterista della Premiata Forneria Marconi, Franz Di Cioccio

Il batterista della Premiata Forneria Marconi, Franz Di Cioccio

Un noto critico musicale, cresciuto alla leva del jazz, diceva: «Il mondo si divide in due parti: quelli che ascoltano i Genesis e quelli che non lo fanno». Lo confesso: io appartengo alla prima schiera. Almeno da quando, giovanissimo, restai bloccato come per incantesimo - davanti al piatto che girava - sulle note del mellotron che apre Foxtro t . Mi affascinavano allora, continuano a farlo adesso che i Genesis non esistono più, certi dischi sono diventati pezzi di modernariato e il prog, la musica cui Peter Gabriel e compagni mi schiusero le porte, è diventato materia per gli storici. Ho provato a occuparmene anch’io, ovviamente da cronista, con l’obiettivo di fissare in libri e monografie le istantanee che da adolescente vedevo scorrere troppo velocemente per poterne carpire i misteri. Compreso il primo, che tutti li comprende: chi ha inventato il rock progressivo? La disputa è aperta, specie per quel che riguarda la scena inglese. Più facile, forse, dare una risposta in ambito italiano, dove il prog inizialmente si chiamava pop.

La paternità della nuova musica, inizialmente figlia della psichedelia, è attribuita alle Orme. Merito, vuole la vulgata, della registrazione di due brani: una rielaborazione del terzo Concerto Branderburgese di Bach e un’altra di Blue Rondò A’La Turk, di Dave Brubeck. Se pubblicati subito, nel 1971, i due brani avrebbero oggi rappresentato il primo singolo di progressive italiano. Ma l’uscita avverrà solo nel 1973, quando la band di Aldo Tagliapietra, Tony Pagliuca e Michi Dei Rossi avrà già tempo ottenuto la patente, insieme ad altre celebri formazioni. Dai New Trolls - il cui Concerto Grosso segna il «momento commercialmente più alto» del progressive italiano - ai gruppi nati agli albori del nuovo decennio. Due su tutti: Premiata Forneria Marconi e Banco del Mutuo Soccorso. I cui nomi evocano, per cominciare, l’affollata stagione dei raduni pop. Vera linea di demarcazione tra gli anni colorati del Beat e la nuova frontiera.

La svolta avviene a Roma - fra le rovine delle terme di Caracalla, luogo storicamente deputato alla musica lirica - già nell’ottobre del 1970. In cartellone, nella due giorni di festival, tutti i gruppi del momento. Ma a trionfare saranno i trip e la formula mutuata dal leggendario festival di Woodstock. «Dopo vent’anni di abitudine a Sanremo – annoterà Eddie Ponti, già animatore del Piper Club e presentatore del raduno – questa musica inedita e il nuovo modo di farla costituivano un trauma insormontabile». E anche, più prosaicamente, l’autostrada per il successo. Sarà proprio la seconda edizione di Caracalla a consacrare la ricetta rock del Banco del Mutuo Soccorso. E un altro festival, quello della Musica di Avanguardia e delle Nuove Tendenze (Viareggio 27 maggio-2 giugno 1971) a incoronare la Premiata Forneria Marconi, la più internazionale delle formazioni rock di casa nostra. La sua «musica immaginifica», come Franz Di Cioccio ribattezzerà il prog, la porterà a scalare le classifiche inglesi e americane, aprendo la porta a inedite e raffinate contaminazioni. Per un amico , Photos Of Ghosts o, nel caso del Banco, Darwin e Io sono nato libero , colonna sonora dei ragazzi degli anni Settanta, sono stati - un po’ dopo - anche quelli della mia adolescenza. Proprio il momento in cui il prog - anche quello nobile di King Crimson, Elp e Yes - si trovò a lasciare il campo ad altri eroi della Terra Promessa. Grandioso l’epitaffio (di un genere e di un’epoca) lasciato dal Banco: «Fuori nasce il giorno e noi si muore». Ma solo per un attimo, fortunatamente. A dispetto del tempo e delle mode, il popolo del prog non ha mai mollato.