Kennedy, il fascino di una dinastia. E le origini italiane

Da Firenze a Boston passando per l’Irlanda. Foto e cimeli in mostra a Bologna

John, Robert e Ted Kennedy

John, Robert e Ted Kennedy

Prosegue a Bologna, a Palazzo Belloni, la mostra fotografica “The Kennedy Years”. Dedichiamo alla celebre dinastia statunitense una serie di articoli di approfondimento. Il primo, di Cesare De Carlo, si occupa delle origini della famiglia.

Bologna, 5 aprile 2019 - Quando mettono piede a Palazzo Belloni, a Bologna, per la mostra sui Kennedy, in pochi probabilmente sanno delle loro origini italiane. Ma ci sono carte antiche. Quelle che, circa vent’anni fa, mostrai al senatore Ted Kennedy. Ero accompagnato dallo storico fiorentino Stefano Sieni, autore delle ricerche. Ci rispose: certo, italiani. "Il nonno ce lo ricordava spesso". Si chiamava John Francis Fitzgerald. Fu sindaco di Boston ai primi del Novecento e poi Congressman. Era il padre di Rose, destinata a diventare la matriarca della dinastia. Una dinastia che poi sarebbe stata amata con devozione quasi monarchica da un popolo che aveva conquistato l’indipendenza combattendo contro la monarchia. Paradossi della storia.

Bob e Jhon Kennedy
Bob e Jhon Kennedy

Più tardi, a un pranzo tenuto dall’allora ambasciatore italiano Ferdinando Salleo, Ted Kennedy mi spiegò: Fitzgerald in lingua gaelico-irlandese significa figli di Gerald. E Gerald era una contrazione di Geraldo, anzi di Geraldini. E i Geraldini o Gherardini erano una nobile e ricca famiglia fiorentina. A una Geraldini pare si sia ispirato Leonardo da Vinci. Dunque imparentato anche con Monna Lisa? Sorrise. Nel dodicesimo secolo durante le lotte fra Guelfi e Ghibellini un ramo della dinastia fuggì da Firenze. Approdò in Normandia. Poi in Inghilterra. Si mise al servizio di Guglielmo il Conquistatore. Finì in Irlanda. Infine l’emigrazione nel Nuovo Mondo.

"Ero a Firenze – mi ricordò ancora il senatore – all’indomani dell’alluvione. Ero uno di loro". Le foto lo ritraggono nel fango di Santa Maria Novella. Ted era il più giovane dei quattro fratelli. Il primo, Joseph Jr., fu abbattuto con il suo bombardiere nel 1944. Il secondo, John detto Jack, fu assassinato a Dallas nel 1963. Il terzo, Robert, fu assassinato a Los Angeles nel 1968. Ted morì dieci anni fa. Aveva anche cinque sorelle. Altro dramma. Rosemary fu lobotomizzata per controllare una forte schizofrenia. La madre Rose non ebbe vita facile. E Joe Kennedy non fu un marito modello. Fra le amanti viene annoverata Gloria Swanson. D’altra parte il vecchio Fitzgerald non voleva che la figlia sposasse “quel tipo”. E solo dopo sette anni di martellamento cedette. Le informazioni da lui raccolte pare non fossero delle migliori: traffici sospetti durante gli anni del proibizionismo, imbarazzanti vicinanze con i boss delle mafie irlandese, italiana, ebrea. È un fatto però che Joe non ebbe mai grane con la giustizia. Anzi il presidente Roosevelt lo mandò a Londra come ambasciatore. Salvo pentirsene per le sue dichiarazioni filohitleriane. Richiamato in patria, Joe si mise in testa di portare uno dei suoi figli alla Casa Bianca.

John F. Kennedy (Cecil Stoughton)
John F. Kennedy (Cecil Stoughton)

Morto Joseph Jr. ripiegò su John. Il quale giovanissimo divenne senatore per lo Stato del Massachusetts e poi nel 1960 tentò la scalata alla presidenza. All’epoca si disse e si scrisse che John Kennedy aveva vinto perché nel dibattito televisivo il suo stile disinvolto aveva avuto la meglio sul grigiore di Richard Nixon. Più tardi Sam Giancana, boss dei boss a Chicago, avrebbe dato una versione diversa: aveva vinto perché gli aveva comprato i voti dell’Illinois e del West Virginia. Fantasie? Fra le molte amanti di John ce n’era una, Judith Exner, la quale affermò di essere andata a letto con tutti e due. Una notte alla Casa Bianca. Una notte a Chicago. E John Rosselli, altro noto boss, lasciò scritto: (Kennedy) fu un ingrato, l’avevamo eletto noi. Si riferiva alla crociata antimafia che il fratello Robert, diventato Attorney General, aveva scatenato contro la mafia italo-americana. Di qui le illazioni sui mandanti dell’omicidio di Dallas.

 

John F. Kennedy e Jacqueline Kennedy (Abbie Rowe)
John F. Kennedy e Jacqueline Kennedy (Abbie Rowe)

Illazioni, speculazioni, ombre. Eppure non hanno scalfito nei decenni il fascino di questa dinastia, che tanto è stata discussa e tanto ha sofferto, tanto è stata contestata sul piano politico quanto amata su quello personale. Diamo un’occhiata alla politica estera. Nel giugno 1961 Kennedy incontrò Kruscev a Vienna. Era impreparato. Diede un’impressione di debolezza. Risultato: dopo pochi mesi veniva eretto il muro di Berlino e l’Urss cominciava l’installazione dei missili a Cuba. Tardiva la sua reazione alla sfida. Il mondo si trovò sull’orlo di una guerra nucleare. Inoltre incoraggiò l’invasione anticastrista a Cuba per poi abbandonare gli esuli al massacro. Ma fu anche l’uomo della «grande frontiera» e del programma spaziale in risposta a un’altra sfida sovietica. Aveva una retorica affascinante, un carisma senza eguali, una First Lady seducente, un sex appeal irresistibile. L’uccisione ne fece un martire. (1-continua)