Mercoledì 24 Aprile 2024

Egitto, scoperto il tempio di Alessandro Magno. Ora è caccia alla tomba

Ora si cerca la leggendaria tomba del conquistatore macedone, santo Graal degli archeologi di tutto il mondo

Alessandro Magno in un mosaico di Pompei (Omaggio)

Alessandro Magno in un mosaico di Pompei (Omaggio)

Il Cairo, 12 aprile 2018 - Uno straordinario ritrovamento tra le sabbie dell’Egitto scuote il mondo degli studiosi ed è destinato, una volta debitamente analizzato, a fare luce su uno dei personaggi più cruciali nella storia dell’Occidente. A circa 48 chilometri a est dell’oasi di Siwa (Egitto), ad Al-Salam (non distante dal confine con la Libia, a 320 km a sud del Mediterraneo), sono stati rinvenuti i resti di una struttura ben conservata: un antico tempio greco-romano. Ma non di un santuario qualunque, quantodi un luogo sacro tra i più noti: il tempio del dio Amon, tra i principali in Egitto prima dell’arrivo di Alessandro Magno, che conquistò il Paese dei faraoni nel 332 a. C.

Gli esperti hanno così trovato il vero luogo di culto per Amon, dimostrando una volta per tutte che il piccolo santuario all’interno dell’oasi di Siwa, fino a oggi identificato da alcuni con questa funzione, fu in realtà un’imitazione di scarsa importanza. L’eccezionalità della scoperta sta nel fatto che proprio qui, tra queste mura appena rinvenute, il condottiero macedone si rivolse all’oracolo del dio Amon, uscendone consacrato figlio della divinità (che da allora si sarebbe chiamata Zeus-Amon, unendo religione greca ed egizia) e nuovo faraone d’Egitto.

Il ritrovamento delle rovine del tempio è sorprendente, anche perché questa zona è poco conosciuta e archeologicamente abbastanza trascurata. I resti riguardano la parte anteriore della costruzione, con parte della facciata e del vestibolo (appena dopo l’ingresso); inoltre sono state riportate alla luce parti delle fondamenta, che ne evidenziano la relazione stratigrafica col contesto archeologico e ne suggeriscono la datazione attorno al VII secolo a. C. Ben conservato è anche il muro perimetrale nord, spesso quasi un metro, fatto di mattoni crudi di notevoli dimensioni a dimostrare l’importanza della struttura.

Gli scavi, eseguiti da una missione a guida egiziana (diretta da Abdel Aziz el-Demery, affiancato da Sarah Parcak, archeologa ed esploratrice del National Geographic), continueranno con nuove campagne. Ad oggi sono stati trovati numerosi oggetti in terracotta, monete (del periodo tolemaico, successive ad Alessandro) e due statue in calcare raffiguranti dei leoni, simbolici guardiani dell’intera area sacra. Sono emersi poi alcuni elementi architettonici con motivi greco-romani, posti in fasi successive a decorare le pareti, crollati ma ancora sufficientemente integri per mostrare la ricercatezza architettonica che è stata dedicata alla struttura nei secoli.

Se poi si trovassero le case dei sacerdoti e degli addetti al culto, magari accompagnate da papiri scritti o iscrizioni su pietra (inerenti alla feste, ai culti, ai pellegrinaggi), potremmo avere un’idea concreta su come funzionasse quello che fu un centro religioso nazionale e non locale: qui convergevano pellegrini da tutto il Paese e anche da fuori.

Venivano a Siwa a consultare l’oracolo del dio Amon, che dispensava responsi su tutto (molti sono i testi oracolari già noti con richieste e risposte di varie divinità, ovviamente gestite ad arte dai sacerdoti). E non fu un caso che quando Alessandro Magno volle farsi consacrare nuovo faraone d’Egitto scelse proprio il tempio di Siwa per ottenere questo riconoscimento, in modo che a tutti fosse chiaro che furono gli dèi a legittimare il nuovo padrone.

Non solo: secondo alcuni ricercatori, in prossimità proprio del tempio di Amon potrebbe nascondersi quella che rappresenterebbe la scoperta più ambita dagli Indiana Jones del terzo millennio: la tomba di Alessandro, il quale, secondo questi studiosi, avrebbe dato disposizione di essere sepolto vicino al luogo dove aveva ottenuto in vita il riconoscimento più importante. È anche per la segreta speranza di fare la scoperta del secolo che i lavori continuano.