"Alessandro Magno fu sepolto vivo". Risolto il mistero della morte

Secondo un nuovo studio, il condottiero macedone avrebbe contratto la rara sindrome di Guillain-Barré. I medici dell'epoca dichiararono la sua morte quando il generale, in realtà, respirava ancora

Alessandro Magno nella battaglia di Isso (Museo archeologico nazionale di Napoli)

Alessandro Magno nella battaglia di Isso (Museo archeologico nazionale di Napoli)

Wellington, 29 gennaio 2019. Sepolto vivo dopo quasi una settimana di atroci sofferenze. Il mistero della morte di Alessandro Magno, il generale macedone che nel IV secolo avanti Cristo era l'uomo più potente del mondo, potrebbe essere stato finalmente risolto. Secondo alcuni ricercatori neozelandesi, il condottiero che in meno di dodici anni fu capace di soggiogare l'intero Impero persiano (che si estendeva dall'attuale Egitto all'India) contrasse una rara malattia che lo lasciò paralizzato per sei giorni, privandolo gradualmente della capacità di camminare, parlare e respirare.

Questo significa che Alessandro era vivo quando i soldati prepararono il suo corpo per la sepoltura, che avvenne il 323 a.C. a Babilonia. La paralisi dei muscoli era talmente forte che i medici dell'epoca non riuscirono a capire che in realtà il generale fosse ancora vivo. La sua morte, con ogni probabilità, venne così dichiarata con una settimana di anticipo. Per secoli ci si è chiesti cosa stroncò ad appena 32 anni il leader di uno dei più grandi imperi della storia. Secondo i ricercatori della Dunedin School of Medicine della Nuova Zelanda ad aver sconfitto l'invincibile generale sarebbe stata una rara malattia autoimmune, la sindrome di Guillain-Barré. “La fine di Alessaldro - spiega la direttrice dello studio Katherine Hall – potrebbe essere il caso più incredibile di errata diagnosi di morte nella storia”.

Ovviamente per i ricercatori è stato impossibile effettuare test sul corpo del generale. Per arrivare a questa conclusione il team ha spulciato i resoconti storici sugli ultimi giorni del condottiero. “La sua malattia si dice che iniziò dopo una notte brava, in cui si scolò quasi sei litri di vino”. Il giorno dopo raccontò ai suoi fedelissimi di non sentirsi troppo bene, ma questo non gli impedì di bere una quantità analoga di alcolici la sera stessa. Dopo altre 24 ore, lancinanti dolori addominali colpirono Alessandro. La sua sorte era segnata. Il leader, costretto a letto, perse piano piano la capacità di parlare e di muoversi. Dopo undici giorni dalla comparsa dei primi sintomi i suoi fedelissimi lo dichiararono morto. “Tutto lascia supporre che avesse contratto la sindrome di Guillain-Barré. Per semplificare - sostiene la Hall - il sistema immunitario ha iniziato ad attaccare il sistema nervoso, non lasciando scampo al generale. La malattia, causata da un'infezione batterica nello stomaco, non intacca il cervello. Per questo, come riportano i testi dell'epoca, Alessandro era presente e lucido durante l'ineluttabile decorso”.

La paralisi avrebbe gradualmente ridotto la capacità dei muscoli che consentono la respirazione, rendendo i respiri di Alessandro così lievi da non poter essere individuati dai dottori dell'epoca, che ai tempi per certificare la morte di una persona non controllavano il battito cardiaco. Come riportano diversi testi, il corpo del leader macedone non si decompose immediatamente. Allora si attribuì questa anomalia allo stato di divinità raggiunto dal re. Oggi, secondo, Katherine Hall la spiegazione del 'miracolo' non avrebbe nulla di soprannaturale: “In realtà era ancora vivo”.