Roma, 13 dicembre 2010 - Dopo 72 anni le eccezionali foto del bacio proibito di Eva Braun, l’amante di Adolf Hitler, sono tornate alla luce. Grazie allo storico milanese Pietro Guido, che le ha pubblicate nel suo ultimo libro, 'La storia desaparecida - Il Berghof di Hitler e la Teehaus' (edizioni Isem).
Le immagini furono scattate nella notte fra il 31 dicembre 1938 e il 1° gennaio 1939 da Heinrich Hoffman, il fotografo ufficiale del Führer: Eva, che indossa un vestito lungo di raso sotto una pelliccia, è accanto a un distinto signore in abito da sera che la stringe a sé e poi la bacia sulla bocca. Lei ricambia con passione.
"Una grande quantità degli scatti di Hoffman", spiega Pietro Guido, "fu sequestrata dagli americani durante l’occupazione della Germania. Oggi sono disponibili ed esistono anche i negativi a dimostrarne l’autenticità. Alzano il velo su un risvolto inaspettato della storia d’amore tra Eva e Hitler: sicuramente era infatuata del dittatore e di tutto ciò che egli rappresentava, ma vi fu un momento in cui in lei accadde qualcosa di ignoto finora".
"La domanda che le foto ritrovate autorizzano, insomma, è questa: fino a che punto Eva Braun era fedele al Führer?". In quelle immagini scottanti Eva e il suo accompagnatore si trovano in un locale dal soffitto basso, decorato con una serie di cuori e cuoricini. Non si tratta di un’alcova segreta, ecco un altro scoop, ma nella
cosiddetta “Galleria dei birilli”, nel seminterrato della residenza di montagna favorita di Hitler, il Berghof, a mille metri di quota sulle pendici dell ’Obersal zberg, vicino a Berchtesgaden.
Ma chi è il rubacuori della Braun? Non una persona qualsiasi: si chiamava Fritz Wiedemann e fu l’aiutante di campo personale del Führer dal 1935 al 1939. Bello e intelligente, di qualche anno più giovane di Hitler, era considerato da tutti un tombeur de femmes. La vicenda si concentra intorno a quattro figure fondamentali. Hoffman fu scelto come fotografo personale dal dittatore nazista, che gli concesse addirittura una royalty sulle sue immagini, facendo di lui un uomo ricco. Il primo incontro di Hitler con la Braun avvenne proprio nello studio di Hoffman: Eva aveva 16 anni e lavorava lì come segretaria e fotomodella. Ecco come la stessa Braun lo raccontò alla sorella Ilse nel 1929.
"Ero rimasta in ufficio dopo l’ora di chiusura e mi ero arrampicata su una scaletta per raggiungere alcuni raccoglitori sugli scaffali più alti. In quel momento Hoffman entrò accompagnato da un uomo di una certa età, con dei buffi baffetti, un soprabito chiaro di stile inglese e un gran cappello di feltro in mano. Sedettero tutti e due dall’altra parte della stanza, di fronte a me, e a un certo punto mi accorsi che quel tipo mi stava guardando. Proprio quel giorno avevo accorciato la gonna...".
Non fu un caso del destino, però. "Hoffman, consapevole della crescente popolarità del partito nazista", continua Guido, "voleva ingraziarsi il potente cliente. E sapendo che Hitler aveva una passione per la regazze giovani e belle, lo aveva invitato nel proprio negozio presentandogli Eva, che aveva 23 anni meno di lui. Lei, che non si interessava di politica, non lo riconobbe. Nei giorni seguenti le visite si fecero sempre più frequenti e alla fine tra i due nacque una relazione, che Eva tenne segreta anche alla famiglia".
Lo stesso rapporto tra Fritz Wiedemann e Hitler era di lunga data. Durante la Prima guerra mondiale, infatti, Wiedemann era stato il superiore del caporale Hitler. Quando poi salì al potere, il Führer lo chiamò al suo fianco.
Fritz aveva solo qualche anno meno del capo dei nazisti, ma sembrava molto più giovane, aiutato dal fisico asciutto e atletico. Probabilmente fu l’ultima notte del 1938, durante la festa di Capodanno organizzata al Berghof in assenza di Hitler, che fra Eva e Fritz scattò qualcosa.
E il bacio immortalato dall’onnipresente Hoffman parrebbe dimostrarlo. "Di certo Hitler non vide quella foto", prosegue lo storico. "Era geloso di Eva. E qualcosa dovette sospettare se, dopo pochi mesi, Wiedemann fu trasferito come console della Germania a San Francisco. Il suo “rivale” era lontano, ma a Hitler non bastava: nel 1941 trasferì Fritz in Cina, nella città di Tianjin".
Un’altra testimonianza sui rapporti tra Adolf Hitler e la Braun arriva poi da Rochus Misch, oggi 94enne, l’ultimo superstite della tragica saga nazista. "Eva cambiava umore quando Hitler non c’era", ricorda Misch, "diventava una donna diversa, in lei c’erano voglia di vivere e di allegria". Che qualcosa non andasse lo confessò lei stessa all’architetto Speer, il prediletto del Führer, con il quale aveva grande confidenza. Era il 1943 e, sempre più spesso, Eva restava al Berghof con Speer e sua moglie. "Il Führer mi ha appena detto di trovarmi qualcun altro. Ha detto che non può più soddisfarmi", fu l’amara confidenza di Eva Braun. "Ma forse lei voleva soltanto
crearsi un alibi per le sue scappatelle", conclude Pietro Guido.
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