Zuppa rossa sui girasoli di Van Gogh Lo sfregio degli attivisti green

A Londra nuova azione dimostrativa degli ambientalisti: l’arte nel mirino per attirare l’attenzione sul clima

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di Viviana Ponchia

"L’arte vale più della vita? Più del cibo? Più dell’ambiente?" Se ne può parlare. La risposta è sicuramente no per gli attivisti che da mesi, soprattutto nel Regno Unito, propongono il dilemma attaccando quadri famosi per protestare contro i combustibili fossili. Entrano nei musei, si incollano alle tele, sovrappongono poster e lasciano a terra la firma “No new oil“. Con l’ultimo raid alla National Gallery di Londra hanno alzato il livello lanciando salsa di pomodoro contro I girasoli, celeberrimo quadro di Van Gogh. E se non è vita quella. Con tutti i suoi splendori e la sua grana, gialla, abbagliante. Il bene comune, la Terra, contrapposta al capolavoro, tesoro ugualmente condiviso.

Parliamone ma con urgenza perché c’è in giro anche chi tra la faccia e l’opera sceglierebbe di lasciarsi sfregiare la prima. "Ma non ci credo – è uno dei tanti commenti sui social – Ma perchè prendersela con un dipinto, che è Arte e quindi patrimonio dell’umanità?!?! Questa non è difesa dell’ambente, è ignoranza e mania di protagonismo, spero che la paghino cara questa stupidaggine".

Le due responsabili sono state ovviamente arrestate. Un affannato sopralluogo ha accertato che l’opera da 80 milioni di euro, una delle cinque versioni dello stesso tema, non ha subito danni perché è protetta da un vetro. Ma era pur sempre zuppa commestibile, rossa e oscena sulle creature dalla grande corolla in cui Van Gogh vedeva se stesso, proteso alla ricerca della felicità come il fiore al sole.

Ed è solo l’ultimo di una seria di blitz a macchia di leopardo. Il 9 ottobre era entrato nel carnet degli attivisti pro-clima Pablo Picasso. Un uomo e una donna fra i 50 e i 60, dunque non imputabili di intemperanze giovanili, si sono attaccati con una super colla al Massacro in Corea esposto alla National Gallery di Victoria, a Melbourne in Australia. Anche in quel caso nessun oltraggio materiale perché il dipinto in prestito era protetto da una specie di plexiglass: "Sapevano di potere condurre l’operazione senza danneggiare l’opera", hanno spiegato gli ambientalisti, arrestati e subito rilasciati. Ma si sa che a volte basta il pensiero (o l’acetone, usato dal custode per staccarli).

Glasgow, Manchester, ce n’è per tutti. A luglio era successo a John Constable con il suo Carro da fieno, sempre alla National Gallery di Londra. Questa volta un po’ di apprensione i restauratori l’hanno avuta perché alla tela del 1821 i due attivisti hanno sovrapposto una versione moderna con la strada asfaltata al posto del ruscello e il cielo solcato da aeroplani, intaccando la vernice. Spiegazione: "Dobbiamo fare tutto il possibile in modo non violento per prevenire il collasso totale della nostra società ordinata. Abbiamo coperto il Carro da fieno con una versione reinventata che illustra l’impatto della nostra dipendenza dai combustibili fossili sulle nostre campagne. Il dipinto è una parte importante del nostro patrimonio, ma non è più importante dei 3,5 miliardi di uomini, donne e bambini già in pericolo a causa della crisi climatica".

Stessa motivazioni dalla Gemäldegalerie di Berlino, dove due attiviste della “Last generation“ si sono incollate al Riposo dopo la fuga in Egitto di Lucas Cranach: "Fermatevi con questa follia dei fossili". I Peschi in fiore, altro Van Gogh, erano stati scelti per il loro valore simbolico: paesaggio di Provenza minacciato dalla siccità. Nel mirino è finita anche una copia dell’Ultima cena di Leonardo alla Royal Academy of arts: l’aggettivo ultima vale più di uno slogan.