Zone Italia Covid: Veneto tra le regioni a rischio. Lombardia e Liguria non cambiano

Abruzzo in zona rossa con Lombardia, Piemonte, Calabria e Val d'Aosta. Puglia e Sicilia restano arancioni. Dati Iss: indice Rt sceso all'1,18. Tre regioni in bilico: Veneto, Molise e Friuli-Venezia Giulia

I casi attivi di Covid nel grafico della Fondazione Gimbe

I casi attivi di Covid nel grafico della Fondazione Gimbe

Roma, 20 novembre - Cambia di poco o nulla la mappa dei colori (zona rossa, arancione e gialla) in Italia. Sono tre le regioni ancora in bilico, per cui l'Iss ha chiesto ulteriori misure anti-Coronavirus: si tratta di Veneto, Molise e Friuli Venezia Giulia. Per le prime due il rischio è di finire in zona arancione, mentre la terza potrebbe piombare addirittura in zona rossa. Sia chiaro: sono solo ipotesi basate sulle proposte dell'Istituto superiore di Sanità. E che, per ora, non trovano riscontro in alcuna ordinanza del ministro della Salute o dei governatori. Anzi, al momento l'opzione più probabile è che le tre regioni non cambino di colore (Zaia lo conferma per il Veneto, ma tiene alta l'attenzione: "dobbiamo guardare a questo giallo come fosse un rosso fuoco"). Discorso diverso per l'Abruzzo in zona rossa: firmata in serata l'ordinanza di Roberto Speranza che certifica il passaggio nella fascia più alta di rischio Covid. Cosa peraltro già decisa con ordinanza autonoma dal governatore Marsilio. 

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E' stato il ministro della Salute, questa mattina, ad anticipare i tempi e a firmare un provvedimento per alcune regioni italiane: l'ordinanza, in vigore da oggi, rinnova le misure relative a Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Valle d'Aosta. Le restrizioni in essere restano quindi valide fino al 3 dicembre, "ferma restando la possibilità di nuova classificazione" così come è previsto dal Dpcm del 3 novembre.

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Quindi, Lombardia, Piemonte, Val d'Aosta e Calabria restano in zona rossaPuglia e Sicilia rimangono invece in zona arancione. Sempre fatta salva la possibilità di una nuova classificazione. E la data chiave per tutte queste regioni sarà comunque venerdì 27 novembre (più sotto vedremo perché).  Nel pomeriggio è stato reso pubblico il report settimanale dell'Istituto superiore di sanità: l'indice Rt (il cosiddetto indice di trasmissibilità), fondamentale punto di riferimento per il passaggio di una regione da una zona all'altra, è in calo a livello nazionale, ma resta sopra l'1 in 17 regioni.  E' questo uno dei 21 parametri che determinano l'assegnamento di un colore o dell'altro.

Indice Rt a 1,18

L'indice di trasmissibilità Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,18. Si riscontrano valori medi di Rt tra 1 e 1,25 nella maggior parte delle regioni; da questa settimana in alcune regioni (e province autonome) il valore di Rt stimato è inferiore a 1: in particolare si tratta di 4 regioni. 

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Piemonte e Lombardia

Entrambe, Piemonte e Lombardia, sono in zona rossa dalla prima ordinanza del 6 novembre. E oggi Speranza ha deciso che resteranno "rosse" fino al 3 dicembre. Però come vedremo la data chiave è il 27 novembre. Entrambe le regioni infatti possono esibire un miglioramento dell'Rt (tecnicamente sarebbero già da "zona arancione" ma va detto che per passare da una zona ad un'altra meno restrittiva è necessaria la permanenza per 14 giorni nella fascia di rischio minore. Quindi per entrambre la data minima per l'uscita è il 27 novembre. Speranza ora ha anticipato quello che già si diceva: un prolungamento fino al 3 dicembre. Con la possibilità di una diversa classificazione4 che sarà presa in considerazione il 27 novembre.

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Liguria resta arancione

Una delle regioni osservata speciale era la Liguria che da venerdì della scorsa settimana (13 novembre) è entrata in zona arancione. In questi giorni si è ventilato un possibile passaggio addirittura in zona rossa. Ma dopo gli esiti del monitoraggio viene confermata la fascia intermedia di rischio. "Una decisione corretta", spiega il governatore Toti che aveva addirittura considerato il declassamento in zona gialla. Ma restare in arancione serve a "evitare guai domani, visto che sarà opportuno nel periodo natalizio ridare fiato all'economia".

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Veneto a rischio

Secondo la bozza del report Iss, il Veneto è una delle "tre regioni attualmente a rischio moderato" che mostrano però "una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Data la trasmissibilità e la probabilità elevata di un imminente passaggio alla classificazione di rischio alto si raccomanda alle autorità sanitarie delle 3 Regioni/PA di valutare la possibile adozione di ulteriori misure di mitigazione". Per oggi il ministro Speranza non adotterà un'ordinanza con lo spostamento del Veneto in zona arancione. Lo conferma direttamente il governatore Luca Zaia: "Dal punto di vista comportamentale dobbiamo guardare a questo giallo come fosse un rosso fuoco, perché non dobbiamo avere assolutamente cali di tensione: il Covid circola e gli ospedali sono sotto pressione". Zaia ha annunciato un calo delle terapie intensive (-10). 

Puglia e Sicilia restano arancioni

La Puglia restava il caso più difficile. Ieri (giovedì) il governatore Michele Emiliano aveva scritto a Speranza chiedendo la zona rossa per le province di Foggia e BAT (Barletta-Andria-Trani). Oggi Speranza ha confermnato la zona arancione. Spetterà semmai al governatoreadottare norme più restrittive. Secondo l'ordinanza di Speranza resta in zona arancione anche la Sicilia. Puglia e Sicilia sono in zona arancione dal 6 novembre. Anche per loro una data per una nuova eventuale diversa classificazione resta il 27 novembre.

Lazio giallo

Il Lazio dovrebbe restare in zona gialla avendo un indice Rt sotto l'1.

La mappa d'Italia

Zona rossa: Piemonte, Lombardia, Calabria, Val d'Aosta, Toscana, Campania, Abruzzo e provincia autonoma di Bolzano. Zona arancione: Puglia, Sicilia, Basilicata, Liguria, Umbria, Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia. Zona gialla: Lazio, Molise, Provincia di Trento, Sardegna, Veneto.

Speranza: "Indice Rt calato"

Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, le misure restrittive "sono l'unico vero strumento che ora abbiamo per abbassare il contagio e metterlo sotto controllo. È evidente che provocano sacrifici sul piano economico e culturale, ma come mostrano i numeri preliminari degli ultimi giorni nel nostro Paese, dimostrano di funzionare. Abbiamo, nell'ultima settimana, un livello di Rt, o indice di diffusione del contagio, sceso rispetto a settimana precedente".