Giovedì 25 Aprile 2024

Zingaretti tenta di respingere la fronda "Non parliamo ora di congresso"

Acque agitate nel Pd, segreteria sotto accusa. Persino Prodi chiede la conta interna

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"È da marziani chiedere il congresso adesso…" dice Nicola Zingaretti uscendo dalle consultazioni con Draghi. Poi: "Noi e la Lega siamo avversari". E, infine: "A Draghi abbiamo posto il tema della legge elettorale". "Tre ‘belinate’ in pochi minuti" commenta, brutale, un esponente di buon peso del gruppo parlamentare, dentro i quali l’area Zingaretti-Orlando è una minoranza, mentre è maggioranza all’interno del partito. Molti esponenti delle correnti non soggiacenti alla vulgata del Nazareno sono in subbuglio. Vulgata che, da un lato, punta all’alleanza con 5Stelle e LeU, dall’altro continua a vedere, nella Lega, un nemico da abbattere.

E che vuole candidare pure Conte a Siena, alle suppletive, peraltro con tanto di rivolta della base democrat locali. I ragionamenti nel partito si possono ridurre a tre: 1) la legge elettorale, il Rosatellum, "non cambierà dato che la Lega è entrata al governo anche per non farsi seppellire dal proporzionale"; 2) l’alleanza organica con 5Stelle e LeU "sarà spazzata via dai fatti"; 3) "il congresso bisognerà farlo, prima o poi, perché con Draghi pure il Pd deve cambiare".

Ma, nel partito, il deputato Enrico Borghi stoppa tutti: "Chi si appassiona ora al congresso fa due errori. Il primo è che tutte le energie del Pd si devono concentrare nel far partire il governo. Secondo, le opportunità che si aprono con il governo Draghi necessitano di una riflessione molto profonda sul futuro del Pd". Ma Romano Prodi, interpellato a un incontro della Fondazione Duemila, non è proprio in linea: "Sono sempre del parere che un partito che non faccia un congresso a livello popolare per tanti anni, finisce per perdere il rapporto con il popolo".

Ettore Maria Colombo