Zelensky scuote il Congresso Usa Biden: "Putin criminale di guerra"

Il presidente ucraino: "Per noi ogni giorno è l’11 settembre". Da Washington via libera a nuovi aiuti militari

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di Giampaolo Pioli

Biden rompe gli indugi e dichiara: "Putin è un criminale di guera. Gli ostaggi a Mariupol sono un’atrocità, pagherà per questo". Le sue parole arrivano mentre il Congresso americano si trasforma in un grande teatro per proiettare un filmato tremendo dove si vede l’Ucraina pacifica sfigurata da tre settimane di bombardamenti, massacri e rapimenti. Ci sono cadaveri abbandonati per le strade, bambini feriti, fosse comuni, corpi smembrati e carbonizzati, edifici sventrati, i volti disperati delle persone intrappolate e milioni di rifugiati in fuga. Con la voce rotta dall’emozione il presidente ucraino Zelensky, sempre in maglietta mimetica dal suo bunker di Kiev, commuove deputati e senatori americani: "È il nostro 11 settembre. Questo è un assassinio, vi prego di guardare quello che le truppe russe hanno fatto al nostro Paese. Presidente Biden, essere il leader del mondo vuol dire essere il leader della pace".

In sala l’emozione è forte. Una musica lacerante rende ancora più acuti i 120 secondi di immagini che il governo di Kiev ha messo insieme per chiedere più armi e più aiuti. Il video ad un tratto diventa tutto nero con una scritta che recita: "Abbiamo bisogno di voi. Dovete fare di più, chiudete il cielo sopra l’Ucraina". È quello per cui Zelensky da giorni supplica la Nato, anche se sa benissimo che non lo otterrà perché come ha sostenuto il presidente americano, che punta sul negoziato, "sarebbe davvero l’inizio della Terza guerra mondiale".

C’è disperazione, frustrazione ma anche intelligenza in questo lacerante messaggio che l’Ucraina per bocca del suo presidente lancia ai diversi Paesi del mondo e vorrebbe farlo con lui anche al Palazzo dell’Onu. Quella che Zelensky combatte è anche una guerra di immagini, messaggi e implorazioni dove i carri armati quasi non si vedono. Il presidente ucraino con la postura da soldato improvvisato come milioni di suoi cittadini, da attore prestato alla politica ma diventato un simbolo di resistenza, vuole portare il suo esempio in tutte le case dei Paesi pacifici del pianeta perché la gente capisca e si ribelli. Lo farà anche domenica virtualmente con i parlamentari israeliani della Knesset.

Nel suo appello solenne agli Usa si starebbe orientando a valutare la ’neutralità ucraina’, rinunciando di fatto alla richiesta di adesione alla Nato.

A Biden Zelensky si rivolge direttamente in inglese: "Grazie per gli aiuti ma dovete fare di più. Oggi non solo aiutate noi ma anche tutta l’Europa e tutto il mondo ad essere liberi. Ricordatevi Pearl Harbor, ricordate l’11 settembre. Siete stati attaccati dal cielo, noi siamo attaccati dal cielo da tre settimane, chiudete il cielo sopra l’Ucraina". Quindi cita Martin Luther King per avanzare la richiesta più bruciante: " Da voi si dice ’I have a dream’. io vi dico I have a need , quello di proteggere i cieli".

La risposta della Casa Bianca è arrivata immediata con un decreto da quasi 1 miliardo di dollari in armamenti sofisticati che serviranno a dotare l’Ucraina di centinaia di droni e di sistemi anti-aeri e anti missili a lungo. Un riferimento quasi diretto, senza citarli, ai precisi ’droni killer’ ad ala pieghevole dotati di missili e telecamere, capaci di disintegrare aerei nemici e grandi postazioni mobili. Diversi Paesi della Nato li hanno già nei loro arsenali.

La lista americana di supporti bellici è lunga, va dagli 800 sistemi anti-aereo ai 9000 sistemi anti carro, ai 7000 armi automatiche fino a 20 milioni di munizioni, sufficienti a sostenere le forze ucraine per almeno un altro mese se arriveranno segretamente nelle mani giuste. Tutti sperano che contenere l’avanzata di Putin infliggendo molte perdite ai russi, permetta a Zelensky di poter trattare da una posizione di minor debolezza se riuscirà a non perdere il controllo delle grandi città del Paese e di quelle sul mare che continuano a resistere. Ma alla fine saranno gli ucraini a decidere che cosa accettare come compromesso e a che cosa rinunciare al tavolo del negoziato. La Crimea e le due zone del Dombass dichiaratesi indipendenti insieme ad una neutralità garantita e protetta a livello internazionale, basteranno a Putin per giustificare un ordine di ritirata dichiarando vittoria, oppure dovrà farsi strada un altro leader al Cremlino per firmare l’armistizio in una guerra immotivata?

La diplomazia però non taglia i ponti e per la prima volta dall’invasione il consigliere per la sicurezza nazionale Donovan ha parlato al telefono col suo omonimo russo, ripetendo che l’America continuerà ad aiutare l’Ucraina a difendersi, se non ci sarà il cessate il fuoco, mentre il segretario di Stato Blinken ha dichiarato che le sanzioni alla Russia potranno essere riviste, qualora Mosca inizi a ritirarsi togliendo l’assedio dalle città ucraine.