Domenica 15 Giugno 2025
NINA FABRIZIO
Cronaca

Zelensky ricevuto dal Papa: "Grazie per la pace giusta". Ipotesi colloqui in Vaticano

Prevost ha voluto rilanciare il senso dell’incontro storico di Trump in San Pietro. Sì di Stati Uniti e Ucraina sulla sede per le trattative, ma manca il segnale di Mosca. .

Il presidente ucraino, Voldymyr Zelensky ieri è stato ricevuto in visita privata dal Papa con la moglie

Il presidente ucraino, Voldymyr Zelensky ieri è stato ricevuto in visita privata dal Papa con la moglie

C’è già un primo accordo. Il segretario di Stato americano Marco Rubio, il vice presidente degli Stati Uniti, J. D. Vance, e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky dicono sì alla proposta del Vaticano di divenire la sede di colloqui di pace tra russi e ucraini.

Sfumata Istanbul, il Vaticano entra in gioco come sede neutrale grazie all’azione diplomatica tessuta fin dall’inizio del conflitto ma cui ieri ha dato il suo tocco papa Leone, proprio nel giorno di inizio del suo ministero petrino. Un lavoro di composizione continuo, limato in ogni passaggio: sabato sera Rubio dichiarava che il Vaticano "è certamente un luogo dove entrambe le parti sarebbero a loro agio", prima di varcare la soglia del palazzo Apostolico per i colloqui preliminari. Ieri mattina tutto era già pronto: il faccia a faccia del Papa con Zelensky fissato per il primo pomeriggio, al termine della lunga messa di intronizzazione. Significativamente, quella privata a Zelensky è stata una delle due sole concessioni. L’altra è stata alla presidente del Perù, l’altro Paese di cui Prevost ha la nazionalità. Manca dunque un segnale da parte di Mosca ora. La delegata del Cremlino, Olga Liubimova, è rimasta pure bloccata in uno scalo aereo imposto dalle sanzioni senza riuscire a raggiungere San Pietro.

Resta però l’importante eredità di quel miracolo di Bergoglio, ovvero il colloquio improvvisato tra Trump e Zelensky sotto le volte della basilica, che Leone ha voluto subito raccogliere e rilanciare confermando la squadra diplomatica che ha preparato il terreno: il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, il segretario per i rapporti con gli stati, mons. Paul Gallagher e il cardinale Matteo Zuppi nel ruolo speciale di garante per lo scambio dei prigionieri e il ritorno dei bambini ucraini deportati dai russi. Al Regina Caeli dopo la messa, Prevost ha parlato di pace "giusta e duratura" per l’Ucraina, musica per le orecchie del presidente ucraino che ha subito twittato soddisfatto. Zelensky scommette su una forte discontinuità tra Francesco e Leone: le parole di Bergoglio sul coraggio della "bandiera bianca" avevano fortemente deluso gli ucraini. Non appena Leone è stato eletto, Zelensky è stato uno dei primi a congratularsi col Pontefice americano e a rivolgergli subito un invito a recarsi a Kiev.

Ma le attese per un viaggio di Prevost, magari con delle soste sui luoghi dei crimini russi, potrebbero essere gelate. Andare in Ucraina potrebbe pregiudicare proprio quel filo che il Vaticano sta tentando (da tempo) di imbastire parallelamente con Mosca grazie all’attività di mediazione umanitaria. Dopo Zelensky, questa mattina Leone vedrà Vance con cui si potrebbero definire ulteriori dettagli sul dossier ucraino. Ma sarà certamente anche l’occasione per trattare altri temi, a partire dalla difesa della "dignità" dei migranti già invocata da Leone XIV. Anche il mondo ebraico si attende una discontinuità. Ieri anche il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha approfittato della messa per invitare Leone. Una visita che potrebbe concretizzarsi nel medio periodo, avendo oltretutto Prevost sul terreno un confratello come il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. La pace a Gaza è l’altra priorità della Santa Sede: al Regina Caeli Papa Leone ha pronunciato parole nette ricordando i palestinesi "ridotti alla fame". Non ha menzionato gli ostaggi ricordati invece da Herzog.