Giovedì 25 Aprile 2024

Zelensky e la moglie eroi dell’Iliade

Roberto

Pazzi

Quando ho visto apparire in tv Zelensky con la moglie, colti in un momento di tenera confidenza offerta al mondo che li ama, come li amo io insieme a milioni di uomini liberi che non vorrebbero vederli mai cedere al sopruso di un despota, ho potuto appaiare alle due figure solo un’altra coppia. Non però offerta dalla televisione, ma donata da una pagina di Omero. Troppe volte la nostra tv è inferiore al popolo che la guarda, sempre è inferiore alla Poesia di cui siamo eredi distratti. Tutto avveniva, nella mia evocazione, sullo sfondo di una mitica città assediata da anni, che resisteva, pur non nutrendo grandi speranze di farcela. Ed ecco venir graziata la mia mente dall’amore nella forma più santa. Parlo di un altro marito e di un’altra moglie. Parlo dell’incontro nell’Iliade, alle porte Scee, fra Ettore che va alla guerra e Andromaca, col figlioletto Astianatte, mentre Troia vive l’assedio dei Greci da ben dieci lunghi anni. "Tu padre mio, tu madre, tu fratello tu florido marito… ".

Con alcuni versi di Saffo e certi shakespeariani momenti di “Giulietta e Romeo”, tali parole di Andromaca al marito esprimono, non solo al mio gusto, il culmine della Poesia d’amore della cultura occidentale. Zelensky in quell’immagine della tv la difendeva anche per noi con la bella moglie "certa che neanche la guerra le potrà mai togliere il marito". Intorno sempre più numerosi i morti, atroci le violenze, cattivi i presagi, ma Andromaca sull’orlo del Nulla, quando meno sembrava legittimata dallo stato terribile dello scontro, trova la forza del suo sì alla vita nella passione che fa di lei ed Ettore una sola carne. Come si fa a non commuoversi davanti a questi archetipi del sogno di un amore eterno, proiettato alle origini della nostra Storia su Troia, oggi affidato a noi, da Kiev?

Caro Zelensky, non lasceremo alla potenza della tragedia la perfezione del tuo sogno. È anche il nostro, tu hai già vinto.