Martedì 23 Aprile 2024

Zanardi, i medici: "C’è un piccolo spiraglio"

L’atleta paralimpico in coma. Il bollettino dopo la seconda operazione: "Condizioni stabili, adesso stop alle comunicazioni"

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Non ci saranno più i capannelli di cronisti e telecamere, accampati attorno alla rotonda davanti al check point del Policlinico Santa Maria delle Scotte a Siena. Per rispetto della famiglia di Alex Zanardi, per restituire tranquillità alla moglie Daniela, al figlio Niccolò e alla madre del campione, e anche per allentare la pressione sui medici del Policlinico senese. A 24 ore di distanza dal secondo intervento alla testa, effettuato dall’équipe di Neurochirurgia del professor Giuseppe Oliveri, lo stato di salute di Zanardi è affidato a uno scarno comunicato della direzione sanitaria delle Scotte, senza nemmeno il direttore che lo legge in video.

"In merito alle condizioni cliniche di Alex Zanardi, ricoverato al policlinico Santa Maria alle Scotte dal 19 giugno, la direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese informa che, in seguito al secondo intervento di neurochirurgia a cui è stato sottoposto, il paziente a distanza di circa 24 ore dall’operazione presenta condizioni cliniche stazionarie ed un decorso stabile dal punto di vista neurologico, il cui quadro rimane grave. Alex Zanardi è ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva, dove resta sedato e intubato, e la prognosi rimane riservata. In accordo con la famiglia non saranno diramati altri bollettini medici in assenza di significativi sviluppi".

Non solo la famiglia ha chiesto silenzio, anche i vertici del Policlinico, a partire dal direttore generale Valter Giovannini, hanno sposato la linea della riservatezza. Anche perché ora bisogna solo aspettare. L’unica cosa che si può fare è riavvolgere il nastro sulle condizioni di Alex Zanardi a poche ore prima della seconda operazione alla testa. Prima la verifica sull’evoluzione clinica del paziente, poi la Tac che ha evidenziato un edema cerebrale che non si era assorbito a sufficienza, dopo il primo intervento e il cervello tenuto a riposo per una decina di giorni. Il professor Oliveri e la sua équipe hanno cercato di ridurre i traumi per comprimere la calotta cranica e facilitare l’assorbimento di quell’edema. La bussola che muove il team multidisciplinare che sta curando Alex Zanardi, da Neurochirurgia a Terapia intensiva, dal dipartimento emergenza e urgenza ad altri reparti specialistici, è che "si intravede un viottolo, uno spiraglio, una speranza di cura" se si interviene in sala operatoria.

Vale ancora la frase pronunciata dal professor Oliveri in risposta a chi gli chiedeva previsioni sui prossimi passi terapeutici. "Ora bisogna vedere se, quando e come si sveglierà Alex Zanardi" era la replica del neurochirurgo che l’ha operato due volte. A differenza dei timori di molti, compresi quelli inconfessati della famiglia, i medici del Policlinico senese non hanno paura di un coma indotto che duri a lungo, di una situazione perenne di ’non risveglio’. La possibilità che hanno dichiarato di aver intravisto già dal 19 giugno, il giorno dell’incidente e del ricovero di Zanardi al Policlinico, quella chance che ha fatto propendere la moglie Daniela a favore dell’operazione, è quella di un ’risveglio’ dal coma con le condizioni neurologiche tutte da verificare solo quando è avvenuto. Per questo il ritornello resta ’se, quando e come’.

Da ora in poi sarà solo silenzio, con i familiari di Zanardi che si alternano dietro quel vetro in Terapia Intensiva, al secondo piano sotterraneo del primo lotto del Policlinico. In assenza di sviluppi significativi, di evoluzioni in un senso o nell’altro dello stato clinico del paziente, non ci saranno altre dichiarazioni. Stessa solfa in un altro palazzo di Siena, quello di giustizia, a due chilometri dal Policlinico. L’inchiesta sull’incidente, l’impatto della handbike dello sfortunato campione contro quel camion sulla provinciale di Pienza, ora conosce la fase delle perizie. Sia sulla handbike che sul ciclocomputer, il tachimetro particolare che fa da scatola nera. Ma gli inquirenti non sembrano aspettarsi molto da queste perizie. E attendono anche loro l’evoluzione delle cose.