Zaki sta male, i legali vogliono nuovi giudici

All’udienza di ieri avrebbero dovuto partecipare diplomatici di Italia, Francia, Canada e Usa. Ma la polizia non li ha lasciati entrare

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di Nicoletta Tempera

La speranza, a volte, muore. Dopo 14 mesi di carcere. Dopo udienze su udienze che non hanno fatto che confermare il rinnovo della detenzione, Patrick Zaki sta smettendo di lottare. Per lo studente egiziano dell’Alma Mater, rinchiuso nella prigione di Tora, al Cairo, dal 7 febbraio 2020, ieri era in programma un’altra udienza dove si sarebbe dovuto decidere sulla scarcerazione o su un ennesimo periodo di detenzione. In serata, i giudici non avevano ancora sciolto la riserva, ma l’avvocato del ventinovenne, Hoda Nasrallah, non nutriva ottimismo. "Zaki è in un pessimo stato psicologico", le parole della legale che, di fronte "all’accanimento dei giudici" che si stanno occupando da mesi del caso dello studente bolognese, accusato di propaganda sovversiva e istigazione al terrorismo, ha chiesto la sostituzione del collegio giudicante. Una risposta in merito si avrà tra oggi e domani, ma il clima, al Cairo, è teso. All’udienza di ieri, infatti, avrebbero dovuto partecipare diplomatici di Italia, Francia, Canada e Stati Uniti d’America: il giudice aveva approvato la loro partecipazione, ma, come spiega ancora l’avvocato, "la polizia ha impedito loro di entrare in aula".

E dopo 14 mesi di detenzione, il ricercatore e attivista per i diritti umani, incarcerato per dei post su Facebook che probabilmente non ha neppure scritto lui, sta sempre peggio. "Patrick era in un pessimo stato psicologico. Non c’è stato tempo per stargli vicino", ha detto l’avvocatessa. "Non ha nemmeno parlato con i suoi legali". Meno di due settimane fa la sorella, Marise, aveva riferito all’Ansa che Patrick "ultimamente sta diventando sempre più depresso, sentendosi bloccato e vivendo nell’incertezza su quando tutto questo finirà".

Una preoccupazione condivisa da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: "La situazione è veramente urgente. È urgente che ci sia il massimo della mobilitazione possibile sul piano diplomatico, che coinvolga soprattutto l’Italia. Va bene aspettare l’esito dell’udienza,però qui siamo di fronte a una situazione su cui è necessario fare il massimo e farlo presto". Anche il segretario del Pd Enrico Letta ha speso un tweet per Zaki: "Non molliamo", mentre la senatrice dem Valeria Fedeli e il deputato Emanuele Fiano hanno ribadito la necessità di dare la cittadinanza italiana al ragazzo. Che rischia 25 anni di carcere.