Vaccini, Zaia sprona il governo: ci dia le dosi. "Ma col virus bisogna convivere"

Il presidente del Veneto: "Altro che ritardi, qui i vaccini finiscono subito. I saltafila? Nomi e cognomi di chi sgarra"

Il governatore del Veneto, Luca Zaia

Il governatore del Veneto, Luca Zaia

Governatore Luca Zaia, ha ragione Draghi a dire che i vaccini non mancano?

"Ho ragione io a dire che mancano. Il Veneto è la Regione che vaccina di più, ma con queste consegne la prossima settimana finiremo le iniezioni in 5 giorni. E gli altri due, guardiamo il cielo?".

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Ci faccia capire meglio...

"Mediamente facciamo 35mila vaccini al giorno, ma il potenziale è almeno 80mila. Tremila medici di base ne potrebbero fare altri 30mila e lo stesso numero le 1.500 farmacie. Poi ci sono le imprese pronte a entrare in azione. Se non andassimo avanti a scartamento ridotto, tutti i veneti sarebbero vaccinati in un mese e mezzo. Finiamola con questa storia di far credere che ci sono dosi dappertutto".

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Il governo del "centralizziamo" ha lasciato le Regioni solo con una raccomandazione su AstraZeneca. Bene così?

"Se deve dire solo ‘arrangiatevi’, a cosa serve l’Ema? L’opzione facoltativa a me non va bene e l’ho fatto presente subito. Il giorno dopo nella mia Regione ho disposto che non si potessero vaccinare più con AstraZeneca i cittadini sotto i 60 anni".

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Saltafila, favori, 2 milioni di cittadini finiti nella categoria ‘altro’ e vaccinati prima: sono state le Regioni a costruire file preferenziali.

"Io parlo per il Veneto, ma serve obiettività. Ci sono state tre fasi. Nella prima, il governo ha detto: vaccinare tutti gli ospiti delle Rsa, i loro operatori e il mondo della sanità. Abbiamo dovuto procedere con tutti i dipendenti degli ospedali, per capirsi anche con chi fa manutenzione del riscaldamento, non perché se l’è inventato qualche malandrino ma per direttiva nazionale. Seconda fase: ’via agli insegnanti!’ e ci hanno obbligato a vaccinare categorie che non ci siamo inventati noi governatori. Terza fase: Draghi impone l’elemento giusto della vecchiaia. Dopo di che, se qualcuno ha fatto altro, è bene averne nome e cognome".

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Il nostro giornale ha chiesto lo stop alla politica del ‘rubinetto’. È arrivata l’ora di dire che il rischio zero non esiste?

"Sì, con l’avanzamento della vaccinazione, chi ha avuto la dose non finisce più in ospedale. Prendiamo atto che la fase nella quale siamo entrati è quella della convivenza con il virus. Uno studio americano dice che il mix gel-mascherina-distanziamento vale più del lockdown. Ma se continuo ad avere focolai vuol dire che qualcuno non rispetta le regole. E i cittadini devono esserne consapevoli".

Una data per la ripartenza?

"Premesso che la situazione sanitaria deve essere gestibile, la crisi drammatica dell’economia e quella psicologica della comunità non si risolvono con le chiusure. Il giro di boa va fatto in aprile, aprendo gradualmente. Iniziamo una fase nuova".

Se il Veneto è più bravo deve aprire per primo?

"A me va bene tutto con regole certe: fissiamo criteri di quantità e qualità delle vaccinazioni".

Perché i tamponi a scuola non si riescono a fare?

"Ma perché è il Paese dell’ufficio complicazioni cose semplici, dei comitati, delle parti lese, dei Tar. Siamo ingessati. In altri Stati il test rapido – e io sono stato il primo a lanciarlo – lo vendono al supermercato. Noi abbiamo genitori che ci diffidano dal farlo durante un focolaio. Dovrebbero organizzare tutto le Regioni? Sì, ma lo strumento del test fai da te in Italia non è autorizzato: manca sempre una carta. Se io potessi andare in un liceo con uno scatolone di test e dire agli studenti: ‘ogni lunedì fateli’, perché mai chiudere le scuole?".

Come mai dopo più di un anno si muore così tanto e i posti letto negli ospedali sono solo pochi di più? Chi ha sbagliato?

"Chi si fa questa domanda dovrebbe chiedersi come mai ci si infetta come prima e considerare che anche gli ex modelli (penso a quello tedesco) hanno dimostrato lacune. Forse l’uomo dovrebbe fermarsi e capire che siamo di fronte a una forza della natura di nome virus. L’invincibilità, l’immortalità non esistono".

Zaia, perché non sarà lei il nuovo capo dei governatori, nonostante sia sempre in testa al gradimento dei cittadini?

"Rendo atto a Bonaccini dell’ottimo lavoro. Sono il più grande sostenitore di Massimiliano (Fedriga, ndr) e a me quel ruolo non è mai interessato. Vengo dal privato e nel mio oggetto sociale c’è scritto: occuparsi del Veneto".

Ma prima o poi farà un salto politico?

"Adesso sono nella fase del ‘prima’. Sepolto da 14 mesi nella sede della Protezione civile, non so neanche da quanto tempo non vado nel mio ufficio a Venezia. Prima bisogna venirne fuori e fare l’autonomia del Veneto".