Zaia guida la caccia ai vaccini introvabili. Ma c'è il rischio di cadere nel mercato nero

Crisanti contesta il govenatore veneto: "Acquisti del genere sono immorali, bisogna capire quale sia la reale provenienza di queste dosi"

Il governatore del Veneto, Luca Zaia (Ansa)

Il governatore del Veneto, Luca Zaia (Ansa)

Tutti lo chiedono, tutti lo vogliono. Il vaccino anti Covid è pronto a prendere il posto di Figaro, il fin troppo desiderato barbiere di Siviglia. La campagna di immunizzazione in Italia arranca; le case produttrici continuano a tagliare le forniture promesse di milioni di dosi al giorno e così le Regioni hanno pensato che fosse meglio andare in ordine sparso. Nelle settimane scorse, diversi governatori hanno ricevuto golosissime offerte – alcuni direttamente sui loro cellulari – da parte di intermediari che offrivano i tre preziosi sieri approvati da Ema e Aifa a prezzi concorrenziali. Tre proposte sono arrivate dal Brasile anche all’ufficio del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Lo scambio di mail è stato subito segnalato al Nas.

Ma c’è una Regione che ha deciso di andare avanti ed è pronta a chiudere due accordi per 12 e 17 milioni di flaconi. "Se ci fosse confermata la fornitura di 27 milioni di dosi da due intermediari distinti, non potremmo – spiega Luca Zaia, governatore del Veneto – girarci dall’altra parte". La verifica sui lotti, per essere sicuri di non ricevere prodotti contraffatti, è in corso. Mancano solo gli ok di Arcuri e dell’Aifa, che hanno ricevuto la copia dei contratti pronti per essere firmati. "Non abbiamo fatto questa operazione per fare politica. Abbiamo 5 milioni di veneti che potrebbero chiedere di essere vaccinati, quindi li vogliamo per tutti i vaccini. È chiaro che se questa dote entra in Italia, la nostra regione deve avere la sua quota".

Il nodo centrale è proprio quello degli intermediari. La Commissione Ue ha vietato ai singoli Stati di contrattare forniture di vaccini aggiuntive con le case produttrici. Una scelta motivata dal bisogno di non scatenare un’asta al rialzo e consentire anche alle nazioni con meno capacità di spesa di proteggere i propri cittadini. Ma nulla vieta alle Regioni di stipulare accordi con terze parti. Secondo indiscrezioni non confermate, una delle aziende che si è fatta avanti con il Veneto potrebbe essere americana, mentre una delle offerte sul tavolo – questa invece è una certezza – arriva da un fornitore che ha già lavorato con la Regione. Il prezzo, secondo quanto ha dichiarato Zaia, sarebbe in linea con quelli di mercato, se non più basso. Tanto per capire di che cifre stiamo parlando, se entrambi i lotti fossero del siero AstraZeneca, il composto che la Ue paga 1,78 euro a dose, si parlerebbe di una commessa da almeno 48 milioni di euro. Cifra che lieviterebbe a oltre 401 milioni se si trattasse di Moderna.

Ma non ci sono solo problemi legati al prezzo. "Innanzitutto bisogna chiedersi – attacca il virologo Andrea Crisanti, direttore di microbiologia e virologia dell’università di Padova – se questi vaccini siano genuini. Ci sono moltissimi medicinali contraffatti in giro e bisogna stare all’erta: inocularli potrebbe causare danni gravissimi. Poi si dovrebbe essere certi che queste forniture non siano state sottratte ai cittadini di altri Stati. Governi senza scrupoli potrebbero infatti aver messo in vendita i vaccini ottenuti dalle case farmaceutiche al miglior offerente solo per lucrarci. Sarò uno all’antica, ma in entrambi i casi concludere l’acquisto sarebbe semplicemente immorale". Ma c’è anche una terza possibilità. "Le case farmaceutiche – prosegue – potrebbero aver mentito sulle reali quantità di dosi in magazzino. Da mesi ci dicono di non avere dato fondo alle scorte, se invece ne avessero tenute da parte, anche se mi sembra decisamente improbabile, sarebbe una situazione ancora peggiore rispetto alle prime due".